domenica 9 agosto 2015

ANCHE NOI SIAMO STATI MIGRANTI

Un giorno, curiosando su internet, ho scoperto che una mia omonima, negli anni '20 si è imbarcata su una nave per andare a cercare fortuna in America. L'ho immaginata in quel viaggio lungo e faticoso, ho immaginato i suoi sogni, il suo desiderio di una vita migliore. E ho scritto questa poesia. Anche noi siamo stati migranti.




Ellis Island


Sollievo

sei vissuta abbastanza

non sei morta di stenti

il tuo nome

che è anche il mio

ti ha portato fortuna

ti vedo lì sulla nave

affacciata sul mare

a respirare rapita

mentre dormivano

uomini e donne divisi

i ricci scomposti

e le mani

a tastare la notte



forse avevi un bambino

o eri incinta del primo

ti immagino chiara di pelle

vent’anni

i capelli increspati di miele

secche le labbra

di sale

e gli occhi di verde screziato

appena arrossati dal vento



la gonna la tieni

per non inciampare

è la stessa che lavi di sera

e stendi sulle ruvide corde

dello scorrimano

che porta giù in terza classe

odore di vomito e orina

e frutta matura e cipolle

il cibo dei poveri

che non serve a saziare



vapore di corpi e di aria rafferma



la statua l’hai vista per prima

all’alba di un giorno di aprile

non hai gridato

le braccia sul petto

in silenzio

hai ringraziato  la Vergine madre

hai raccolto i capelli

unendoti all’urlo dei tanti

America

terra

il futuro ci aspetta

è finita miseria



non sapevi

sorella

quanti bocconi

avresti ingoiato

fino a dimenticare il dialetto

imbastito di nuove parole

con filo salato di nostalgia



sei tornata negli anni sessanta

alla tua isola asciutta

di sabbia che abbaglia

a benedire le tombe dei vecchi

avevi un vestito elegante

 i capelli intrecciati di grigio

e una rosa di seta sul petto

dall’aereo atterrando al ritorno

hai visto la statua

così piccola adesso e più opaca



le mancava la luce

del tuo sguardo giovane

di arresa fiducia.






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