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lunedì 25 aprile 2016

NON PENSAVO (Sull'essere nonna)



Non pensavo. E’ stata una sorpresa, anzi, una rivelazione. Immaginavo che sarebbe stato bello, emozionante, intenso. Diventare nonna. Sarà un sentimento simile a quello della maternità, forse un pochino meno turbato da stress e stanchezza, da ansie e preoccupazioni, così pensavo Un sentimento più saldo, meno caotico, più equilibrato. E in parte è così. Ma non avevo messo in conto la meraviglia di tornare indietro negli anni e di sentirmi di nuovo giovane, anzi, senza età, con molto tempo ancora davanti, libera. E nemmeno il rendermi conto che la piccola creatura che abbraccio è nuova e antica nello stesso tempo. Ho ripercorso a ritroso i rami del mio albero genealogico e la prima sera che ho tenuto in braccio il mio nipotino gli ho presentato, uno a uno tutti i miei antenati, in un ripasso molto utile che mi ha ricordato ancora una volta quanto la nostra storia sia così profondamente legata a tutti quelli che ci hanno preceduto, le nostre radici di carne e di sangue, di memoria. Che adesso si sono intrecciate ad altre radici, altrettanto robuste e profonde, per creare questo nuovo alberello.
E un’altra sensazione molto forte che vivo quando sto con lui è quella di essere veramente, totalmente nel momento presente. Le ore passano e non mi pesano, ogni momento è unico e speciale e anche le faccende più faticose, il sonno, la stanchezza, assumono un significato più sacro, più elevato. Il mio nipotino con il suo respiro, i suoi vagiti, la richiesta imperiosa di cibo, mi fa essere vigile e attenta come non mai, in un presente che non mi pesa, non mi sfianca, ma mi arricchisce e nutre, come una linfa preziosa. A volte per farlo addormentare gli canto delle ninne nanne. Alcune sono vecchie, quelle che mi cantava mia madre e che io ho cantato a mia figlia (“c’era una volta un piccolo naviglio”), altre le invento lì per lì, quasi sempre in rima, e questo cantare giocoso e gioioso pare che funzioni e dopo qualche minuto, a volte mezz'ora, di borbottii teneri, con il ciuccio in bocca sbilenco, cade addormentato. E allora lo guardo, gli occhi dal taglio lungo e dalle ciglia di seta, la piccola bocca perfetta, le mani dalle dita incredibilmente lunghe ed eleganti, chissà, forse di un futuro pianista, e potrei guardarlo per ore, come si guarda un fuoco acceso, il mare, un cucciolo di cane o di gatto. La natura, con la sua perfezione, ogni volta mi stupisce e guarisce. Energia pura, che scorre, che si espande e tutto trasforma.
E mi riempie di gratitudine.