mercoledì 28 ottobre 2015

PASSAGGI




Ci sono mesi di passaggio. Da una stagione all’altra, da una situazione all’altra, da una consapevolezza a un’altra. Questo Ottobre per me è stato così. Un mese complicato, pieno di impicci, affanni, contrattempi, scivoloni, non solo metaforici. Un mese in cui mi sono sentita strattonata. Niente di grave. Semplicemente la vita che scorre come un fiume e a volte incontra degli ingorghi, dei mulinelli, dei tronchi messi di traverso. E tutto all’improvviso sembra diventare più difficile e, nel tentativo di sbrogliare la matassa, le nostre dita frettolose e tremanti non fanno altro che  renderla ancora più intricata, con il rischio di creare dei nodi molto difficili da sciogliere. Tante cose, tutte insieme e apparentemente estranee fra di loro. Cercare un senso diventa un’impresa assai difficile e l’unico modo per non restare travolti è aspettare che passi, accettare che questo momento è così, imperfetto, sgradevole, complicato, ma è così. E quando si riesce a formulare questo pensiero “è così”, il carico diventa meno pesante, lo teniamo sulle spalle ma con la schiena morbida, i muscoli rilassati, come quelli di un atleta allenato, e la strada su, in salita, può anche diventare una passeggiata gradevole, se solo riusciamo a dimenticare per un po’ il peso e a goderci il panorama e gli incontri sul cammino.
Ottobre è quasi passato. E io comunque gli sono grata, perché è stato un mese lungo e ricco di avvenimenti. E ho imparato che la paura della paura è solo un fantasma, e come tutti i fantasmi, prima o poi si dilegua.


 


Io madre dei gatti,
dei comignoli di pietra
e a volte della luna
mi specchio nelle lame dei coltelli
e getto sale dietro le mie spalle
ma come Ofelia impazzita
di notte dimentico chi sono
e nei tuoi occhi annego di acquitrino

poi mi basta un anticipo di sole
o
pagliuzze di fieno rinsecchite
trasportate da intrepidi cortei
in cerimoni
a di formiche
per sentire di nuovo sotto i piedi
la terra dura in crosta a sostenermi
come corazza di vecchia tartaruga
dal ventre morbido di seta

allora rido e abbandonando l’ombra
accarezzo la lanugine dei prati
scuoto i capelli ricci inanellati
che da ragazza ho tinto di acajou
nuova mi faccio anch’io
cambiando nome
e dondolando pendenti di ciliegie
regina mi proclamo 
con scettro di bambù


finito è il tempo scarno degli addii
 sia fatta luce tersa
Ofelia non c’è più.

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