martedì 3 novembre 2015

AMERICA ( Non sono un Bonsai)



E’ emozionante sapere che c’è qualcuno che legge assiduamente questo blog dagli USA. Non conosco nessuno che viva lì. E sarei veramente curiosa di sapere cosa pensa questa persona delle cose che scrivo. Non sono mai stata negli Stati Uniti, è uno di quei viaggi a lungo desiderati e sempre rimandati. E spesso ho sognato N.Y. Sogni belli, luminosi e spaziosi. Cammino per le strade e le riconosco, mi ci trovo a mio agio, centinaia di film visti nella vita mi hanno fatto imparare nomi di piazze e viali, Central Park è ormai un luogo caro e persino Ground Zero è stato protagonista una notte di un mio sogno allegro. Ho già in mente il viaggio che farò, e non ho dubbi che lo farò, ed è un viaggio strano, alla ricerca delle mie radici poetiche e artistiche. Vorrei andare a visitare la casa- atelier  di Louise Bourgeois, artista meravigliosa che ho molto amato. E poi fare una capatina in Massachusetts  ad Amherst, per rendere omaggio ad Emily Dickinson. La sua casa bianca in mezzo al verde, con le finestre ampie affacciate sul giardino, e la sua piccola stanza spartana e linda, le conosco a memoria, descritte così bene nelle sue poesie, e vorrei posare un fiore di campo bianco, come le sue vesti, sulla sua tomba. E poi andrei in New Mexico, a farmi abbagliare dalla luce del deserto che tanto ha affascinato Georgia O’Keeffe, e visitare il Museo a lei dedicato.
                        I fiori di Georgia O' Keeffe
Da lì farei un salto in Arizona per godere della meraviglia del Gran Canyon e per un attimo mi sentirei come Thelma e Louise, libera e selvaggia, con la voglia matta di volare fra quelle gole. Luce, aria asciutta, silenzio, spazio infinito, pace. Tutte artiste donne? E gli uomini, è possibile che nessun americano mi abbia ispirata? Certo che no, non è possibile. Andrei a visitare i luoghi di Raymond Carver, la sua casa di luce fra due fiumi a Port Angeles, e mi commuoverei pensando alla sua dolcezza, alla sua mitezza, alla sua generosità di scrittore e di uomo. E tornata a N.Y, prima di ripartire, farei una capatina alla libreria di Ferlinghetti e mi emozionerei al pensiero di tutti gli artisti della beat generation passati di lì, notti intere a fumare, bere e declamare poesie, ascoltando dell’ottima musica.
Lawrence Ferlinghetti nella sua libreria
E tutto il resto? L’America è immensa e naturalmente dovrò fare delle scelte. E perché no un bel viaggio coast to coast, in autobus Greyhound, guardando incantata il paesaggio dal finestrino, con calma, assaporando i cambiamenti notte-giorno, freddo-caldo, deserto-bosco, città-villaggio e così via? E come ultimo omaggio alle radici, quelle di sangue e di sudore, una visita a Ellis Island, cercando di imprimermi nel cuore e nella mente le immagini degli oggetti e delle foto di quegli emigranti pezzenti e coraggiosi, fra i quali anche il mio nonno paterno, che hanno contribuito alla grandezza dell’America.
USA, prima o poi verrò. E tu, lettore o lettrice del mio blog, continua a leggermi, spero che le mie parole qualche volta ti facciano sorridere o commuovere, o semplicemente ti aiutino a prendere la vita con un pochino più di fiducia e di dolcezza. E intanto goditi l’America,  anche per me.   




NON SONO UN BONSAI





 Non sono un Bonsai
ho bisogno di spazio e di luce
non voglio restarmene chiusa
a soffocare radici
con foglie sofferte
e piccolo tronco contorto
rinunciare a scavare i miei spazi
in solchi di meraviglia
e muovere mani e caviglie
in danza sciamana
neppure mi posso piegare
mansueta
gentile alla cura
quel poco che basta
di acqua e di vaso
più piccolo è meglio
fa effetto bambino
lasciatemi libera
di chioma e di vento
di sole e di pioggia
da assorbire rapita
voglio riprendermi vita
nei gesti e nel canto
nella preghiera al mattino
nel collo che tende su in alto
nei piedi che lasciano tracce
nelle parole baciate
nell’erta salita
che dopo diventa splendore
mi abbraccio stupita
mi perdo nell’aria
mi accendo di arancio
e di porpora al sole
non sono un Bonsai
minuta creatura
ridotta a un’immagine
di finta armonia
io sono allegria
che espande i confini
di lingue e colori
e gioca con nastri di raso
in piroette radiose
salvando il dolore
dal buio e dall’oblio
c’è stato l’amore
a nutrirmi la terra
aspetto con calma
stagione più bella
per fiorire di nuovo
al tempo che è mio.

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