Abbiamo paura del silenzio.
Appena entrati in casa, la prima cosa che facciamo è accendere la radio o la
televisione. La nostra vita ha una colonna sonora continua che noi attiviamo, senza
rendercene conto, in maniera automatica. La stessa cosa quando saliamo in
macchina. E quando siamo in viaggio, molti di noi ascoltano la musica con gli
auricolari. E se siamo in treno o in pullman e magari
vorremmo riposare o guardare il
paesaggio dal finestrino, siamo in qualche modo costretti a sentire il rimbombo
o l’eco della musica dell’i pad del nostro giovane vicino di scompartimento.
Nei negozi, nei pub, nei grandi magazzini, alla stazione, siamo immersi in un
frastuono continuo di musica ad alto volume, a volte ossessiva e ripetitiva. In
certe pizzerie è quasi impossibile scambiare due parole con i nostri amici. E
spesso, ciliegina sulla torta, i luoghi sono talmente bui da non riuscire
neanche a leggere il menù. Io personalmente,se quando
entro in un negozio c’è della musica di quel tipo, me ne vado all'istante.Gli acquisti si dovrebbero fare con calma, in un ambiente rilassato e pacifico,
non travolti dai
decibel che a volte ci rimbombano nella cassa toracica o accecati da
luci al neon invadenti che ci fanno subito entrare in uno stato strisciante di ansia. Inquinamento, anche luminoso. Perché? Io amo la musica, da giovane ho ballato tantissimo e ballo ancora. La musica è gioia, espressione di vitalità,
passione. Ma quando siamo noi a decidere di ascoltarla.
Sia classica che rock,
sinfonica, etnica, country, metal, dobbiamo sceglierla noi, nei luoghi e modi
che decidiamo di volta in volta, assecondando il nostro stato d’animo e i
nostri gusti. Io ad esempio adoro il reggae e, se vado a qualche concerto, ballo
per tutto il tempo, fin quasi allo sfinimento. E mi commuovo se ascolto
Debussy.
Allora mi sorge una domanda:
che cosa ci spaventa del silenzio? L’horror vacui? Lo stare in contatto con le
nostre emozioni, le sensazioni del corpo, magari la nostra solitudine? Io ho la
fortuna di abitare in una casa molto silenziosa, a parte qualche eccezione che
poi vi dirò. E per me non c’è niente di più bello che mettermi davanti alla
finestra e sentire i suoni che vengono dall’esterno: le rondini che impazzano
nel cielo, il canto dei merli, l’abbaiare di un cane, le voci che salgono dalla
piazza, e se mi metto bene in ascolto, il rumore del mare. E’ una forma di
meditazione: stare con quello che c’è, suoni, odori, sensazioni, pensieri, ed
essere consapevoli di quello che accade dentro e fuori di noi. Attenzione,
presenza, cura, ascolto amorevole. Non perderci quello che sta accadendo,
magari distratti dalle voci urlanti di qualche talk show che neanche guardiamo
o da qualche radio commerciale che trasmette di continuo pubblicità. Non voglio
generalizzare. Spesso alla radio trasmettono dell’ottima musica e alla
televisione non vediamo solo trash, ma quello che vorrei sottolineare è la QUANTITA’, a volte
eccessiva, di questo sottofondo che ci imponiamo o ci viene imposto. Scegliamo
con attenzione, ascoltandoci nei nostri bisogni. E così potremo renderci conto
che lavare i piatti, con calma, in una serata silenziosa, può essere bello e
rilassante, dare l’acqua alle piante, con gentilezza e amore, rallentando i
gesti dopo una giornata di lavoro, ci fa sentire in contatto con la natura, e
starcene seduti a leggere un buon libro, piuttosto che rivedere per la seconda
volta un brutto film d’azione, pacifica e rigenera. Il silenzio è un balsamo
gentile, se solo ci ricordiamo di usarlo. E se di domenica in città ci sono
caos e confusione, possiamo andarcene a camminare in collina (come ho fatto ieri con
alcune amiche) fino al tramonto, ed inebriarci del profumo delle ginestre e del timo fiorito rendendoci conto di quanto siamo fortunati a vivere in un posto così bello. E quando, durante il week end, dal pub che ci hanno
aperto sotto casa, saliranno fino alle due di
notte musica a tutto volume, urla e schiamazzi ( la famosa movida che ha distrutto le notti degli abitanti
dei centri storici), dopo aver inutilmente segnalato la cosa a chi di dovere,
la meditazione ci potrà aiutare a non soffrire ancora di più indugiando in pensieri
del tipo "Io la mattina mi alzo per andare a lavorare e questi non hanno niente
da fare ..." e così via. Con l'aiuto eccezionale di un buon paio di tappi di cera.