mercoledì 11 novembre 2015

IL LUOGO COMPASSIONEVOLE



Succede che tu riprenda a studiare, nonostante gli anni. Con più gusto e attenzione di una volta. Una scelta del cuore. Seguire finalmente fino in fondo le tue predisposizioni, dar loro spazio e approfondimento, impegnarti e non sentirti strana fra compagni di studio molto più giovani, anzi, sentirti a casa, in un luogo di scambio di competenze ed emozioni. Prendere appunti a mano, provando la gioia di scrivere, come hai sempre fatto al Liceo e all’Università, e andare a rileggerli in treno, tornando a casa,  quasi due ore di viaggio che volano, dopo l’intensità di tre giornate trascorse ad imparare, ancora e ancora. E succede che fra tutte le lezioni, intense, interessanti, a volte complicate, una ti catturi più delle altre, ti faccia battere il cuore, ti faccia emozionare. L’insegnante è giovane e ha degli occhi chiari e profondi. E’ generoso, non si risparmia, parla, spiega, argomenta con precisione, competenza e soprattutto grande passione. La materia la padroneggia, l’ha fatta sua, e per questo riesce a coinvolgerti, a coinvolgere tutti così tanto. E appena torni  ordini subito su Internet il libro da lui curato e te lo leggi di un fiato. Trovi l’eco della sua voce e della sua passione e i concetti sulla carta ti rimangono impressi, come fossero marcati a fuoco, indelebili, nella mente e nel cuore. E fra gli esercizi suggeriti sulla compassione, perché è la compassione il tema della lezione, tu ne prediliga uno e da quel giorno lo pratichi regolarmente. E’ l’esercizio del “luogo compassionevole”. Si tratta di sedersi a occhi chiusi, di seguire per qualche attimo il respiro, e di immaginare un luogo in cui ti  senta o ti sia sentita amata, al sicuro, protetta. Un luogo che ti trasmetta agio, gioia, sicurezza. E che, questa è la cosa strana, provi amore per te e voglia che tu sia felice, e si adoperi, con il suo semplice essere lì, a procurarti pace, benessere e protezione. Un luogo sorgente di infinita compassione e  desiderio che tu stia bene, completamente, nel corpo e nella mente. La prima volta che hai provato a fare questo esercizio molti luoghi si sono accavallati nella tua mente ed erano tutti luoghi molto belli, legati soprattutto ai  viaggi, oppure luoghi che ami del tuo paese, in collina, con la vista sul mare. Ma nessuno ti procurava quella sensazione di amore incondizionato, nessuno ti faceva sentire al sicuro, protetta e circondata da quell’atmosfera di pace e benessere che veniva suggerita dall’esercizio. Finché all’improvviso ha fatto capolino un’immagine vivida, molto vivida.
Un prato in Sardegna. Primavera. Luce del mattino. Uccelli che cantano. Un albero di ulivo. Tu bambina vestita di chiaro. Il tepore del sole sulla pelle. E all’improvviso quella sensazione: di bellezza pura, incontaminata, luminosa e di amore che avvolgeva tutto e da cui ti sentivi protetta. Eri al sicuro, come se sulla terra quello fosse il luogo eletto, il luogo deputato a renderti felice, di quella felicità che solo i bambini provano, fatta di cose semplici e belle, e che purtroppo poi si dimentica, presi dall’affanno della mente. E ricordi che tu, bambina, non hai pensato: che bell’albero, che bel prato, come sono felice! No. Eri totalmente presente, con tutti i sensi aperti ad accogliere quella sensazione di amore e meraviglia. Senza pensare. Spalancata all’esperienza, pura. Quel luogo si prendeva cura di te e tu ti abbandonavi alla sua cura. Ecco, in quel luogo puoi tornare ogni giorno, in ogni momento. E ogni volta riprovare quelle sensazioni e quelle emozioni. Il luogo compassionevole. Che si prende cura di te. E ringrazi dentro di te il professore dagli occhi chiari e durante l’esercizio gli mandi un po’ di quell’amore.

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