venerdì 3 febbraio 2017

HO LASCIATO IL POSTO FISSO (solo un sogno...per adesso, prove tecniche, mi sto preparando...)



Ho lasciato il posto fisso
Ce l’ho fatta, finalmente ce l’ho fatta. Non mi sembra vero. Primo giorno di libertà. Voglio assaporarmelo tutto. Mi sveglierò alla stessa ora. Anzi, libera dall’assillo del cartellino, mi godrò il sorgere del sole, alzandomi mezz’ora prima. Alba. Silenzio. I primi merli. Il brulicare impercettibile della piazza. E in lontananza il mare. Il rosa del cielo sfumerà in lillà, verso il Tempio di Giove. La finestra spalancata mi porterà il profumo di macchia, rinfrescato dall’umido della notte appena passata. Libera. Di fare cosa? Tutto. Ma soprattutto libera dalla prigionia di una stanza 4 metri per 4,  
e da un lavoro diventato ormai da tempo inutile, non valorizzato, non considerato, sottoutilizzato. E io trasparente. A parte la mia voce, gentile, quando rispondevo alle telefonate. E gli utenti mi erano grati, per la cortesia, l’ascolto, il prodigarmi nel risolvere i problemi. Non mi bastava. Non mi è mai bastato. Non ero nata per questo. Non ho studiato anni e anni per questo. Il posto fisso certo, lo stipendio a fine mese, sicuro, la malattia pagata, le ferie, 32 giorni, vi pare poco? Ma la mia vita, i miei talenti, la mia curiosità, le mie capacità, il mio desiderio di comunicare, di organizzare, di aprirmi al mondo? Ci sono cose che non hanno prezzo e che non possono essere comprate. La mia integrità, il mio bisogno di coerenza per esempio. Per anni mi sono sentita un piccolo tassello di un ingranaggio che ormai si era inceppato, per tanti motivi, ormai muta e impotente, anche se cercavo di fare la mia parte. Poi all’improvviso ho scelto di diventare io invisibile, quasi non mi pesava più. Era peggio quando mi ribellavo a questa condizione, rivendicando la mia posizione, il mio ruolo, chiedendo di essere ascoltata, compresa, facendo proposte. Niente, non è servito a niente. Allora ho deciso che avrei avuto due vite, anzi tre, quattro. Questo avrebbe significato più sforzi, più fatica. Bene, ce la potevo fare. Alla mia età? Sì, alla mia età. E via con i corsi, le specializzazioni, i Master, l’Università. Alla mia età? Sì alla mia età. Il sabato e la domenica non erano più dedicati solo a passeggiate e pulizie, ma a viaggi a Roma, per studiare, imparare, condividere. Tenermi in vita. Perché il mio lavoro mi stava uccidendo. Con la crisi che c’è, i disoccupati, gli esodati io oso lamentarmi di un lavoro fisso? Ebbene sì. Nella vita ho fatto di tutto, cassiera, custode nei musei, venditrice, (di libri, pentole, coperte, materassi, aspirapolveri, enciclopedie, pubblicità, prodotti naturali, integratori, contenitori Tupperware) assicuratrice, baby sitter, domestica, aiuto cuoca, barista, animatrice, insegnante, informatrice turistica, e altro ancora che mi sfugge. Ma il senso di vuoto e di inutilità che ho sperimentato in questi ultimi 15 anni ( gli anni precedenti li salvo, anche se non era il mio lavoro del cuore ero riconosciuta, avevo un ruolo e una responsabilità che portavo avanti con soddisfazione) non l’ho mai sperimentato in nessuno degli altri lavori, alcuni dei quali veramente stressanti e faticosi. Ma a pensarci bene a prevalere erano soprattutto il senso di solitudine e di inutilità. A un certo punto ho deciso che la prima vita non mi andava più bene. Era una finzione. Una vita non più mia. Nella quale mi sentivo stretta, soffocata. E che le altre vite non riuscivano più a risarcire. Allora ho trovato il coraggio e ho dato le dimissioni. Anni e anni a pensarci e l’ho deciso in pochi giorni. Senza ripensamenti, senza paura. Spudorata e coraggiosa. Tre anni prima della pensione. Tutti mi dicevano : ma dai, 3 anni passano in fretta, vedrai passeranno in un soffio. Ma io non voglio che passino in fretta!!! Io voglio vivere adesso, fra tre anni sarò più vecchia, fra tre anni non so come starò... la vita è adesso! Incosciente? Forse. Pazza? Chissà.  Come farò a campare? Idee tante. Innanzitutto razionalizzerò le spese. Quando si è frustrati si spende di più, non si ha il tempo per cucinare (e dedicarsi alla cucina fa risparmiare) e spesso per gratificarsi si fanno acquisti superflui. Più semplicità, più consapevolezza. Potrò finalmente dedicarmi al mio lavoro del cuore, il Counseling, la Mindfulness, la scrittura, i gruppi di crescita personale, i libri di poesie e fiabe, i laboratori di scrittura autobiografica. Romantica e idealista? Forse sì. Ma autentica e rispettosa, finalmente delle mie esigenze. E poi aprirò un B&B, ho una stanza in più e sicuramente, con l’aggiunta di un piccolo bagno, i turisti, artisti e viaggiatori romantici rimarranno incantati letteralmente dal panorama sulle rovine romane, il mare e le isole che si vede dalle mie finestre.

Insomma mi sento rinata, piena di energia e di entusiasmo. Di nuovo viva e senza età, addirittura ringiovanita. Benedico e ringrazio il lavoro che mi ha permesso di fare tante cose e mi ha dato la stabilità di cui, forse, avevo bisogno. Nella vita ci sono periodi in cui almeno una sicurezza ci deve essere, in mezzo al caos. Ma adesso è arrivato il momento di lasciarla andare senza rimpianti questa sicurezza, affacciandomi al nuovo. Alla mia età? Sì. Non c’è un’età giusta per decidere di essere liberi e felici. E per me questo momento è arrivato.


2 commenti:

  1. Elvira cara, sono senza parole! Non solo per il brivido di leggerezza e felicità che mi ha trasmesso questa tua pagina, ma anche perchè meno di due ore fa passeggiavo e ti ho pensata. Pensavo proprio a quante anime sei riuscita a dar voce dentro di te, a quanta ricerca e impegno hai messo in campo in tutte le scelte della tua vita. Apro il computer e trovo questo tuo post...sono senza parole... Ti abbraccio forte, sei una splendida donna davvero.

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    1. Cara grazie per le tue parole, che mi scaldano il cuore, veramente, e ne avevo bisogno, e mi fanno sentire compresa e sostenuta. Un abbraccio forte forte

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