martedì 14 marzo 2017

TUTTO QUESTO TEMPO 2



La vita scorre sui binari consueti, senza sussulti ed emozioni, con il passato che ogni tanto ci strattona con ricordi e rimpianti. Comunque si va avanti. Poi l’imprevisto. Che come tutti gli imprevisti ci spiazza. Tutto cambia. Da un momento all’altro, in una direzione che non ci aspettavamo. E cambiano i nostri punti di riferimento, le nostre sicurezze, le nostre abitudini. Si cambia pelle. Si fanno cose mai fatte prima. Ci si stupisce di non averle mai fatte prima. Si riprende a ridere. Si riprende a sognare. E l’artefice di tutto questo non è il solito Cupido con la sua freccia, anche se a volte c’è un po’ del suo zampino. L’artefice è l’amore, in senso lato, quello che ridà colore alle nostre vite che si stavano spegnendo. Amore per la propria arte, per una donna, un uomo, per gli amici, per un bambino che non ci aspettavamo e riempirà la nostra vita. Ma soprattutto amore per noi stessi, per quello che ci fa vibrare, appassionare, lottare, amore per la nostra casa, la nostra città, e per la vita che trabocca di doni se solo sappiamo guardarci intorno. E il tempo diventa un alleato prezioso, non più un nostro nemico. Tempo da onorare in ogni istante, da assaporare, da proteggere, da vivere in consapevolezza nelle azioni più semplici, mai distratte, che noi facciamo diventare, con la nostra presenza, azioni nobili, azioni regali. Fosse pure il semplice gesto di lavare i piatti o di preparare una minestra. E tutto così riprende spessore e persino i momenti più dolorosi, guidati da questo nuovo atteggiamento di apertura e attenzione, hanno una loro luce, un loro calore. 
"...Lentamente il ricordo doloroso di Pablo dall'altra parte del mondo, si stava acquietando. Lei aveva scelto una forma di oblio consapevole, era un esercizio molto duro all'inizio, ma stava diventando sempre più brava: appena si accorgeva di stare pensando a lui, gentilmente si distoglieva dal pensiero e si indirizzava verso altro, principalmente verso quello che stava facendo... se lavava i piatti si concentrava sulla sensazione della schiuma, sul tiepido dell'acqua, sui movimenti delle mani, se si versava una tazza di the lo faceva con attenzione e cura, sentiva il calore della teiera, osservava la trasparenza della porcellana, girava con lentezza  il cucchiaino d'argento nella tazza. La cerimonia del the. La cerimonia del lavare i piatti. Un sollievo dolce, un rimedio efficace al suo dolore. E le giornate riprendevano senso e colore..."








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