Al mattino salutavano il sole. Erano
movimenti allegri e gentili, che davano energia e nutrimento a quell’inizio di
giornata, che si prospettava luminosa e calda. In quel bell’albergo dalla
piscina protesa sulla scogliera.
Dall’alto il mare luccicava e il vento era una
carezza appena accennata sulla pelle, quasi un bisbiglio. L’Isola, lassù sulla cima, era silenziosa e verde. Grandi prati, qualche vigna, alberi di fico, gelsomini e bouganvilles di un rosso carminio, gerani enormi dei più svariati colori, e semplici fiori di campo, soprattutto gialli, sul ciglio della strada. Un incanto. E verso il tramonto si accendevano i profumi di macchia e si poteva distinguere a tratti, più intenso degli altri, il profumo d’origano e, come sottofondo, lieve, quello di timo. L’aria si faceva più fresca e bisognava coprirsi le spalle. Ma era asciutta e frizzante, e il cielo, con la luna che stava crescendo, era limpido, di un blu cobalto, con qualche striatura di viola.
Gli abitanti dell’Isola erano
gentili e sorridenti. Ti davano indicazioni particolareggiate, se ce n’era
bisogno ti accompagnavano per un tratto di strada, ti chiedevano curiosi se il
posto ti piaceva e al tuo sì sembravano felici. Persone semplici, vissute nella
bellezza, che le aveva plasmate e rese ospitali e benevole. E si sa, la
bellezza è contagiosa. Anche le case, nella loro semplicità, di bianco e di
blu, ispiravano armonia: piccoli giardini fioriti o corti ombrose, tende chiare
di cotone, senza sfarzo, tavolini e sedie di bambù o ferro battuto. E piccole pensioni di tipo
familiare, con una vista mozzafiato. Sembrava di essere in un luogo senza tempo,
dove gli anni si erano fermati, senza la volgarità e lo schiamazzo di certe
insegne, di certe costruzioni. Semplicità e calore. E quel dialetto, così caro,
così ricco di sfumature, che ti faceva sentire protetta, al sicuro. A casa.
“Chissà come sarà qui l’inverno...”
quel pensiero era balenato a più di qualcuno.
Sicuramente mite. Con qualche
giornata di umido e di freddo. Con il mare in tempesta e nuvole minacciose. Ma
poi il sole e sprazzi di blu e un’aria fredda e asciutta che taglia la faccia,
forse il Maestrale. Sicuramente un inverno corto. Con feste di paese,
processioni, veglie di Natale e i dolci fatti in casa. E matrimoni, battesimi e
comunioni e qualche funerale. Come in tutti i paesi. Ma nell’Isola, con quel
mare a fare da confine, tutto era probabilmente più dolce e più intenso. Una
grande famiglia, che si stringeva e che condivideva tutto, gioie e dolori, benedetta dalla bellezza e dalla grazia.
Partire era stato come lasciare
un amante affettuoso. Ma si sarebbero rivisti presto, non era un addio. E l’attesa
sarebbe stata ampiamente ricompensata.
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