La spiaggia è un tappeto di alghe
secche, tiepide di sole e lisce come nastri di seta. Io ci affondo i piedi e
sorrido. E’ la prima domenica di mare, mi sono messa il costume dell’anno
scorso, è quello giallo di lana, quando esco dall’acqua è tutto zuppo e prima
che si asciughi ci vogliono delle ore. Quello di filanca a nido d’ape non mi sta più, sono cresciuta, ma anche
questo mi sta stretto, mi tira all’inguine, mi fa il solletico proprio lì…. Ho
le gambe lunghe e secche, le braccia esili, una spalla più avanti dell’altra,
me la sono lussata da piccola una mattina, mentre la mamma mi infilava il
grembiulino a quadretti bianchi e rossi dell’asilo, ancora ricordo il dolore,
poi è arrivato il dottore e me l’ha rimessa a posto, ma un po’ è rimasta
spostata, mi resterà così per sempre, è quella destra.
Oggi mangeremo in un ristorantino a
picco sul mare, io, mamma e papà. Mi piace quando stiamo tutti insieme, mi fa
allegria. Papà è sempre in giro per l’isola, ritorna il sabato sera, quando
arriva fa una scampanellata festosa e io sono felice. Mi ci arrampico subito
addosso per dargli un bacetto, mi piace il suo odore, di tabacco e di acqua di
colonia, di grasso di macchina e di motore, non so bene, è l’odore di quando ha
guidato parecchio. La mamma, quando lui arriva, si pulisce le mani sul
grembiule e lo abbraccia e per un po’ rimangono abbracciati in mezzo alla
stanza.
In questa foto ho i capelli tagliati
alla maschietta. Me li tagliano sempre così, io vorrei le trecce, come la mia
amichetta Tiziana, quella del piano di sopra, ma la mamma dice che non ha il
tempo di lavarmeli e pettinarmeli e che corti sono più pratici. Ma io non sono
convinta per niente, quando sarò grande mi farò crescere i capelli fino al
sedere e mi divertirò a fare delle lunghe trecce o una ghirlanda intorno alla
testa, insomma, quando potrò decidere io me li laverò in una tinozza di smalto
bianco e poi li lascerò asciugare al sole, lunghi lunghi, morbidi e lucenti.
Il bagno in mare ancora non l’ho fatto,
sono solo i primi di giugno, l’acqua è ancora fredda, comunque mi sono portata
dietro il salvagente, quello con Pippo e Paperino. Io non so nuotare, la mamma
nemmeno, lei si mette a mollo con la braccia aperte e sembra una papera, che fa leggermente
su e giù, papà invece si tuffa con un
doppio salto mortale e io ogni volta ho paura, mi batte forte il cuore, mi
sembra un saltimbanco, è bello quando poi colpisce l’acqua con la pancia e fa
quel rumore e incomincia a nuotare a bracciate ampie e scompare al largo per
qualche minuto. Ma esce quasi subito, grondante di goccioline luminose e con la
pelle d’oca, e saltellando sulla sabbia bollente si mette ad addentare una
pesca. Speriamo che quest’anno m’insegni a nuotare, magari senza salti, mi
basterebbe stare un po’ a galla e andare con la testa sotto a vedere granchi e
pesciolini sul fondo, deve essere bello, la mia amichetta Tiziana mi ha detto
che è come stare con la testa in un acquario, solo che il mare è molto più
grande e non si sentono i rumori.
In questo momento papà sta piantando
l’ombrellone e mamma fa il cruciverba seduta sulla seggiolina di legno, con un
cappello di paglia. Fra un po’ lui si sdraierà al sole a pancia sotto e si
addormenterà con la bocca aperta. Diventa subito nero nero, mamma invece si
brucia e le viene la pelle rossa a chiazze, io anche mi brucio un po’ e poi mi
spello tutta, mi piace tirare via la pelle piano piano, ci passo le mezze ore,
solo che poi rimango macchiata e sembra che non mi sono lavata bene il collo,
invece me lo lavo tutti i giorni, e anche le orecchie, il bagno lo faccio una
volta a settimana la domenica mattina nella vasca con le bolle di sapone e la
radiolina a transistor sul bordo, d’estate anche di più perché sudo e dopo la
mamma mi mette il borotalco, come quando ero piccola. Mi dispiace un po’ che
sono cresciuta, tutte le mie amiche vogliono diventare grandi, io no, vorrei
rimanere sempre piccola perché ho visto che i grandi non sono poi così felici,
non ridono quasi mai, lavorano, lavorano e sono sempre corrucciati con quella ruga
dritta in mezzo agli occhi e parlano di rate, cambiali, bollette, straordinari,
di cose che mi annoiano, uffa, la mamma per esempio non si riposa mai, a volte
sta in ufficio anche il sabato e io quando torno da scuola me ne devo stare
sola tutto il pomeriggio con la ragazza, ormai ne abbiamo cambiate cinque o
sei, a me piaceva molto una che si chiamava Lilli, aveva 16 anni, ma una notte
si è sentita male, le è venuta l’appendicite e se la sono venuta a riprendere i
suoi per portarla in ospedale al paese. Non è più tornata, peccato, io con lei
mi divertivo molto, cucivamo i vestitini per le
bambole e poi andavamo ai giardini, io correvo e saltavo la corda o
giocavo con gli altri bambini a nascondino, mentre lei, seduta sul muretto,
ricamava le sue iniziali sugli asciugamani bianchi del corredo, ma si vedeva
che anche lei aveva voglia di correre e giocare. Quando mi sposo voglio pure io
un corredo tutto pizzi e merletti e lenzuola di seta e di lino. Mi voglio
sposare con il vestito lungo, bianco, con lo strascico, non come la mamma in tailleur, senza
invitati, mi ha detto che siccome io ho
deciso di arrivare prima del previsto, quando ancora non erano sposati, le
nozze le hanno dovute fare in fretta e furia. Ma nelle foto del matrimonio non
si vedono i nonni, solo i colleghi della mamma e lo zio Paolo, e la mamma ha
un’espressione dolce dolce, ma un po’ triste,
e il papà la faccia spavalda e un ciuffo che gli cade sugli occhi. Era
giugno, proprio come adesso, e c’era un portico con i glicini.
Questa spiaggia mi piace, ma preferisco
quella di Porto Pino,
con quegli alberi nani fin sulla riva e il profumo di
scoglio e quelle rocce lisce e scavate dove mi piace stare a mollo per ore, con
l’acqua tiepida come in una vasca da bagno, senza onde pericolose. Ecco, lì in
quel mare profumato, a occhi chiusi con il sole sul viso, io sento quella cosa
alla bocca dello stomaco che credo si chiami felicità, che poi è la stessa che
provo quando torna il papà il sabato sera e quando lui abbraccia la mamma che
sta lavando i piatti o le prende la mano mentre sta guidando e alla radio
trasmettono musiche da film. In quei momenti vorrei fermare il tempo e restare
bambina, non importa se ho i capelli alla maschietta e una spalla più spostata dell’altra e sono lunga e secca e mi
stanno cadendo i denti davanti, vorrei restare così per sempre, con mamma e
papà che si vogliono bene e la macchina blu che sfreccia sulla litoranea e la
sicurezza che niente di male, mai, potrà accaderci, mai, tutto è perfetto, così
com’è, limpido, senza sbavature, non ci sarà nessuna disgrazia, nessun
incidente, nessuna solitudine, sconfinata e fredda, nessuna paura, nessun
distacco. Così per sempre.
Eterni o quasi.
Come questa foto che sorride.
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