domenica 15 maggio 2016

ETERNI O QUASI (dalla raccolta "BAMBINE")





La spiaggia è un tappeto di alghe secche, tiepide di sole e lisce come nastri di seta. Io ci affondo i piedi e sorrido. E’ la prima domenica di mare, mi sono messa il costume dell’anno scorso, è quello giallo di lana, quando esco dall’acqua è tutto zuppo e prima che si asciughi ci vogliono delle ore. Quello di filanca a nido d’ape  non mi sta più, sono cresciuta, ma anche questo mi sta stretto, mi tira all’inguine, mi fa il solletico proprio lì…. Ho le gambe lunghe e secche, le braccia esili, una spalla più avanti dell’altra, me la sono lussata da piccola una mattina, mentre la mamma mi infilava il grembiulino a quadretti bianchi e rossi dell’asilo, ancora ricordo il dolore, poi è arrivato il dottore e me l’ha rimessa a posto, ma un po’ è rimasta spostata, mi resterà così per sempre, è quella destra.

Oggi mangeremo in un ristorantino a picco sul mare, io, mamma e papà. Mi piace quando stiamo tutti insieme, mi fa allegria. Papà è sempre in giro per l’isola, ritorna il sabato sera, quando arriva fa una scampanellata festosa e io sono felice. Mi ci arrampico subito addosso per dargli un bacetto, mi piace il suo odore, di tabacco e di acqua di colonia, di grasso di macchina e di motore, non so bene, è l’odore di quando ha guidato parecchio. La mamma, quando lui arriva, si pulisce le mani sul grembiule e lo abbraccia e per un po’ rimangono abbracciati in mezzo alla stanza.

In questa foto ho i capelli tagliati alla maschietta. Me li tagliano sempre così, io vorrei le trecce, come la mia amichetta Tiziana, quella del piano di sopra, ma la mamma dice che non ha il tempo di lavarmeli e pettinarmeli e che corti sono più pratici. Ma io non sono convinta per niente, quando sarò grande mi farò crescere i capelli fino al sedere e mi divertirò a fare delle lunghe trecce o una ghirlanda intorno alla testa, insomma, quando potrò decidere io me li laverò in una tinozza di smalto bianco e poi li lascerò asciugare al sole, lunghi lunghi, morbidi e lucenti.

Il bagno in mare ancora non l’ho fatto, sono solo i primi di giugno, l’acqua è ancora fredda, comunque mi sono portata dietro il salvagente, quello con Pippo e Paperino. Io non so nuotare, la mamma nemmeno, lei si mette a mollo con la braccia aperte  e sembra una papera, che fa leggermente su  e giù, papà invece si tuffa con un doppio salto mortale e io ogni volta ho paura, mi batte forte il cuore, mi sembra un saltimbanco, è bello quando poi colpisce l’acqua con la pancia e fa quel rumore e incomincia a nuotare a bracciate ampie e scompare al largo per qualche minuto. Ma esce quasi subito, grondante di goccioline luminose e con la pelle d’oca, e saltellando sulla sabbia bollente si mette ad addentare una pesca. Speriamo che quest’anno m’insegni a nuotare, magari senza salti, mi basterebbe stare un po’ a galla e andare con la testa sotto a vedere granchi e pesciolini sul fondo, deve essere bello, la mia amichetta Tiziana mi ha detto che è come stare con la testa in un acquario, solo che il mare è molto più grande e non si sentono i rumori.

In questo momento papà sta piantando l’ombrellone e mamma fa il cruciverba seduta sulla seggiolina di legno, con un cappello di paglia. Fra un po’ lui si sdraierà al sole a pancia sotto e si addormenterà con la bocca aperta. Diventa subito nero nero, mamma invece si brucia e le viene la pelle rossa a chiazze, io anche mi brucio un po’ e poi mi spello tutta, mi piace tirare via la pelle piano piano, ci passo le mezze ore, solo che poi rimango macchiata e sembra che non mi sono lavata bene il collo, invece me lo lavo tutti i giorni, e anche le orecchie, il bagno lo faccio una volta a settimana la domenica mattina nella vasca con le bolle di sapone e la radiolina a transistor sul bordo, d’estate anche di più perché sudo e dopo la mamma mi mette il borotalco, come quando ero piccola. Mi dispiace un po’ che sono cresciuta, tutte le mie amiche vogliono diventare grandi, io no, vorrei rimanere sempre piccola perché ho visto che i grandi non sono poi così felici, non ridono quasi mai, lavorano, lavorano e sono sempre corrucciati con quella ruga dritta in mezzo agli occhi e parlano di rate, cambiali, bollette, straordinari, di cose che mi annoiano, uffa, la mamma per esempio non si riposa mai, a volte sta in ufficio anche il sabato e io quando torno da scuola me ne devo stare sola tutto il pomeriggio con la ragazza, ormai ne abbiamo cambiate cinque o sei, a me piaceva molto una che si chiamava Lilli, aveva 16 anni, ma una notte si è sentita male, le è venuta l’appendicite e se la sono venuta a riprendere i suoi per portarla in ospedale al paese. Non è più tornata, peccato, io con lei mi divertivo molto, cucivamo i vestitini per le  bambole e poi andavamo ai giardini, io correvo e saltavo la corda o giocavo con gli altri bambini a nascondino, mentre lei, seduta sul muretto, ricamava le sue iniziali sugli asciugamani bianchi del corredo, ma si vedeva che anche lei aveva voglia di correre e giocare. Quando mi sposo voglio pure io un corredo tutto pizzi e merletti e lenzuola di seta e di lino. Mi voglio sposare con il vestito lungo, bianco, con lo strascico,  non come la mamma in tailleur, senza invitati, mi ha detto che  siccome io ho deciso di arrivare prima del previsto, quando ancora non erano sposati, le nozze le hanno dovute fare in fretta e furia. Ma nelle foto del matrimonio non si vedono i nonni, solo i colleghi della mamma e lo zio Paolo, e la mamma ha un’espressione dolce dolce, ma un po’ triste,  e il papà la faccia spavalda e un ciuffo che gli cade sugli occhi. Era giugno, proprio come adesso, e c’era un portico con i glicini.

Questa spiaggia mi piace, ma preferisco quella di Porto Pino,
con quegli alberi nani fin sulla riva e il profumo di scoglio e quelle rocce lisce e scavate dove mi piace stare a mollo per ore, con l’acqua tiepida come in una vasca da bagno, senza onde pericolose. Ecco, lì in quel mare profumato, a occhi chiusi con il sole sul viso, io sento quella cosa alla bocca dello stomaco che credo si chiami felicità, che poi è la stessa che provo quando torna il papà il sabato sera e quando lui abbraccia la mamma che sta lavando i piatti o le prende la mano mentre sta guidando e alla radio trasmettono musiche da film. In quei momenti vorrei fermare il tempo e restare bambina, non importa se ho i capelli alla maschietta e una spalla più  spostata dell’altra e sono lunga e secca e mi stanno cadendo i denti davanti, vorrei restare così per sempre, con mamma e papà che si vogliono bene e la macchina blu che sfreccia sulla litoranea e la sicurezza che niente di male, mai, potrà accaderci, mai, tutto è perfetto, così com’è, limpido, senza sbavature, non ci sarà nessuna disgrazia, nessun incidente, nessuna solitudine, sconfinata e fredda, nessuna paura, nessun distacco. Così per sempre.
Eterni o quasi.
Come questa foto che sorride.

Nessun commento:

Posta un commento