mercoledì 4 maggio 2016

IL LADRO DI BAGDAD (dalla raccolta "BAMBINE")




Il dentista è gentile. L’accoglie con un sorriso e le fa un buffetto sulla guancia. Lo studio è tutto bianco e nell’aria c’è un odore fresco di menta e chiodi di garofano, un odore buono. Lei si sente stranamente calma. E pensare che una settimana prima, nell’altro ambulatorio, era successo il finimondo. Non appena aveva visto la siringa con quell’ago lungo e sottile, come le antenne di un grillo, aveva cominciato a urlare. Il dentista cercava di tenerla ferma con le ginocchia mentre un’ infermiera grassa e sudata le reggeva la testa. La mamma, seduta in un angolo, aveva la faccia preoccupata e continuava a dirle: “Stai calma”.
Ma lei aveva paura, anzi terrore.
Alla fine era riuscita a divincolarsi e ad alzarsi dalla sedia. Ma un po’ di liquido anestetico era stato già iniettato e  lei si sentiva la guancia tutta gonfia e strana. Il dottore sembrava arrabbiato e l’infermiera scuoteva la testa. La mamma, mortificata, aveva detto: “Ci scusi tanto …è la prima volta che la vedo così impaurita…mi dispiace… quanto le devo?”
Ma il dentista non aveva voluto niente.
Erano tornate a casa senza dire una parola. Poi la sera, prima di sprofondare nel sonno, lei aveva sentito che la mamma diceva al papà: “Io non ce la faccio. Mi viene l’ansia. Per favore  portacela tu.”
Adesso il papà è lì accanto a lei e le tiene la mano. Le ha promesso che non le farà fare l’iniezione.
E lei di lui si fida.
Se le ha detto così, così sarà.
E infatti il dentista, seduto su un sgabello vicino alla poltrona reclinata, le sta mostrando una pompetta di gomma azzurra che sembra lo spruzzino della boccetta di profumo della mamma.
“Ecco, ti spruzzerò un po’ di questa sostanza sulla gengiva  e tu non sentirai niente. Te lo prometto. Sennò, alla fine ti autorizzo a darmi un ceffone. O un calcio nel sedere. Va bene?”.
Lei ride, con un sorriso sdentato e fiducioso. Le sono caduti due denti davanti e adesso deve togliere quel premolare cariato. Il papà le stringe la mano.  Lei chiude gli occhi.
Sente solo una sensazione di freddo e un lieve pizzicore.
“Ecco fatto”.
Il dentista le mostra il suo piccolo dente appoggiato su una garza. E’ circondato da macchie nere ed è senza radice. Lei si sciacqua la bocca con un’acqua che sa di fragola.
Ce l’ha fatta. E’ stata coraggiosa. E adesso il papà per premio la porterà al cinema.


 Camminano per la strada mano nella mano e lei ha la faccia soddisfatta. E’ un bel pomeriggio, manca poco al tramonto, l’aria è rosata e tersa. Nelle aiuole intorno agli oleandri sono fiorite le violette e i giacinti. La città vecchia, con i bastioni bianchi su in alto, sembra una fortezza luminosa. Non è la sua città, ma l’ha amata sin dal primo momento. Come pure ha subito amato la scuola, con tutti quei banchi colorati e l’acquario nell’atrio. E la giovane maestra e i suoi compagni, con i grembiuli rosa e azzurri. E’ proprio contenta di vivere lì, le piace.
Il film è già incominciato, ma la sala è deserta. La maschera li accompagna fino a una fila di centro. Le poltrone sono morbide, di velluto. Con i piedi lei non arriva a terra. Il papà le tiene la mano. Sullo schermo ci sono degli uomini dalla faccia cattiva  che, con le scimitarre sguainate, inseguono  un ragazzo con un turbante in una foresta di alberi pietrificati che all’improvviso si trasforma in un giardino di rose turchine. Lei si sente stanca. Il giorno dopo racconterà a Marinella, la sua compagna di banco, del dente e di quel liquido alla fragola e di quel bellissimo film che sta vedendo mano nella mano con il suo papà, da soli, come due innamorati. E che lui indossa un completo grigio fumo di Londra e una camicia bianca e la signorina che fa la maschera ha un gilè con i brillantini e una pila accesa e il dentista è stato gentile e lei non ha avuto paura, è stata brava…. Ma adesso ha solo voglia di chiudere gli occhi e riposare un po’, al morbido del velluto, con la testa appoggiata alla spalla del suo papà, in un cinema della città vecchia dove stanno proiettando solo per loro  “Il ladro di Bagdad”, in quel pomeriggio tiepido di quasi primavera, dal sapore di fragola, come di caramella.

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