martedì 13 dicembre 2016

LA PASSIONE SILENZIOSA DI VIVIAN MAIER



Vivian Maier (1926 - 2009).


Questa storia mi commuove. Una donna a N.York che fa la tata. Una vita comune. Una vita solitaria. Ma ogni giorno, per 50 anni, cammina per le strade, prima e dopo il lavoro, e scatta foto ai passanti, di tutti ceti sociali.  Non le stamperà mai e mai vedrà il risultato del proprio lavoro. Vivere l’attimo, senza pensare al dopo, e fermarlo con una foto, centinaia di foto, migliaia e migliaia. Solo per la gioia, pura, incondizionata, di scattarle, in un flusso continuo di creatività che altro non chiede se non di essere semplicemente vissuta, senza pensare al risultato. Nessuna forma di narcisismo, di autocompiacimento, di attaccamento, di brama. E’ un caso, credo, più  unico che raro. Che mi fa amare questa donna, libera, totalmente libera, e piena di passione. Non avremmo mai conosciuto la sua sterminata produzione, se per caso, un acquirente a un’asta, non avesse comprato un baule pieno zeppo di rullini fotografici. Un tesoro. Grazie Vivian Maier. Per aver custodito per così tanto tempo un segreto. Che ti ha reso, immagino, felice. Chissà che storie raccontavi ai bambini dei quali ti prendevi cura. Mi viene da pensare che fossero storie avvincenti e umane. Come quell’umanità, che tu fotografavi, con occhi puri, libera da pregiudizi, bella nella sua autenticità, sincera.


 Ti prendevi la tua libertà
Per le strade

Ogni giorno

Prima e dopo il lavoro

Volti

Gesti

Sguardi

Catturati

Come in una caccia

Senza spargimento di sangue

Solo un clic



Ti bastava



Neanche le stampavi

Quelle foto

Un rullino al giorno

Per cinquant’anni

Migliaia e migliaia

Vorace



Ti bastava



In quella luce

Bianca e nera

Riposavi la tua solitudine

Loro non sapevano

Ma ti erano fratelli

E li hai consegnati all’eternità

Con i tuoi scatti

Un regalo

Mai ricevuto

Ma basta il pensiero

Non credi?



Ti bastava



Tornare a casa

Sola

Avendo fatto il tuo dovere

E non avendo sprecato

Un’oncia di vita

Anche se non era la tua



Ti bastava


































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