Vivian Maier (1926 - 2009).
Questa storia mi commuove. Una
donna a N.York che fa la tata. Una vita comune. Una vita solitaria. Ma ogni
giorno, per 50 anni, cammina per le strade, prima e dopo il lavoro, e scatta
foto ai passanti, di tutti ceti sociali. Non le stamperà mai e mai vedrà il risultato
del proprio lavoro. Vivere l’attimo, senza pensare al dopo, e fermarlo con una
foto, centinaia di foto, migliaia e migliaia. Solo per la gioia, pura,
incondizionata, di scattarle, in un flusso continuo di creatività che altro non
chiede se non di essere semplicemente vissuta, senza pensare al risultato. Nessuna forma di narcisismo, di autocompiacimento, di attaccamento, di brama. E’ un caso, credo, più unico che raro. Che mi fa amare questa donna, libera,
totalmente libera, e piena di passione. Non avremmo mai conosciuto la sua
sterminata produzione, se per caso, un acquirente a un’asta, non avesse
comprato un baule pieno zeppo di rullini fotografici. Un tesoro. Grazie Vivian
Maier. Per aver custodito per così tanto tempo un segreto. Che ti ha reso,
immagino, felice. Chissà che storie raccontavi ai bambini dei quali ti prendevi
cura. Mi viene da pensare che fossero storie avvincenti e umane. Come
quell’umanità, che tu fotografavi, con occhi puri, libera da pregiudizi, bella
nella sua autenticità, sincera.
Ti prendevi la tua
libertà
Per le strade
Ogni giorno
Prima e dopo il
lavoro
Volti
Gesti
Sguardi
Catturati
Come in una caccia
Senza spargimento di
sangue
Solo un clic
Ti bastava
Neanche le stampavi
Quelle foto
Un rullino al giorno
Per cinquant’anni
Migliaia e migliaia
Vorace
Ti bastava
In quella luce
Bianca e nera
Riposavi la tua
solitudine
Loro non sapevano
Ma ti erano fratelli
E li hai
consegnati all’eternità
Con i tuoi scatti
Un regalo
Mai ricevuto
Ma basta il pensiero
Non credi?
Ti bastava
Tornare a casa
Sola
Avendo fatto il tuo
dovere
E non avendo sprecato
Un’oncia di vita
Anche se non era la
tua
Ti bastava
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