Nelle
case dove ci sono bambini non c’è mai ordine. C’è un disordine
allegro, vitale, fatto di oggetti colorati, che occupano tutti gli
spazi, ceste, cassetti, mensole, tappeti… I salotti diventano
ludoteche e parchi giochi. Tricicli e macchinine ci fanno inciampare,
trottole abbandonate attentano ai femori delle nonne, disegni con
principesse dai cappelli a punta e alberi dalle grosse radici e dalle
rosse mele, sono appiccicati dappertutto: sul frigorifero, sugli
specchi, sulle pareti, sulle ante degli armadi.
E spesso su qualche
muro ci sono le linee colorate che indicano la crescita mensile dei
nostri piccoli. Le case dove ci sono bambini sono allegre e hanno un
buon odore: di banana e mandarino, di colla, di caramella, di shampoo
antilacrime, di talco, di biscotto o di crostata.
Le
madri dei bambini piccoli sono spesso spettinate e hanno piccole
macchie di farina sulle gonne o sui jeans. A volte si dimenticano di
truccarsi o forse non ne hanno il tempo e può capitare che abbiano
le occhiaie. I divani sono pieni di cuscini e di gormiti, dinosauri o
barbie spettinate e spesso il pomeriggio la televisione è accesa,
anche se nessuno la guarda. Nei bagni ci sono pulcini di gomma e
pesciolini e sempre nella vasca il tappetino antisdrucciolo e davanti
al lavandino un panchetto o una seggiolina. Nelle cucine, grossi
pacchi di merendine, soprattutto quelle con le figurine e ovetti di
cioccolata con le sorprese. Sui vetri delle finestre ci sono degli
adesivi e quando c’è il vapore emergono strani ghirigori e firme
svolazzanti. Le scarpe dei bambini sono dappertutto: scarponcini e
ballerine, galosce e stivali foderati di pelliccia, scarpe da tennis
dall’odore imbarazzante e infradito con le stelline. Non c’è
verso di tenerle in ordine, sempre fanno capolino, a volte senza
lacci, e sembrano dirci che bisogna muoversi, bisogna uscire…
Le
case dove ci sono i bambini sono il dono più grande. Ce ne rendiamo
conto quando i nostri figli crescono e si rintanano nelle loro
stanze, quando non rientrano più a cena e quando mettono tutto negli
scatoloni, un po’ alla volta, così fa meno male, e si
trasferiscono nella loro prima casa di studenti. A volte ritornano,
con grosse valige e gli oggetti acquistati nel frattempo, ma non ci
illudiamo, stanno per andarsene di nuovo, è giusto così, è la
vita, e per un po’ terremo la loro stanza chiusa, la arieggeremo
ogni tanto e la prepareremo per quando vengono a trovarci per le
feste. Ogni tanto se ne porteranno via un pezzo fino a che non
rimarrà che una stanza triste, senza senso, con i mobili spaiati. E
una mattina decideremo che quel meraviglioso affaccio sulle rovine
romane e sul mare merita di essere goduto da qualcuno e che sì, non
sarebbe male aprire un b&b e chiamarlo “camera con vista”.
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