Abbiamo bisogno di Maestri. Lungo
il corso della vita, se siamo fortunati e attenti, potremo incontrarne tanti.
Ma non hanno mai lo stesso aspetto e spesso possono manifestarsi nelle forme
più strane. A volte sono persone, altre volte possono essere libri o oggetti,
altre volte sono animali. Accade quotidianamente che, se ci mettiamo in
ascolto, la natura, in tutte le sue meravigliose manifestazioni, possa diventare la nostra Maestra più vigile e presente.
L’importante è comunque sapere che
dobbiamo imparare e che questo compito non può certo esaurirsi con la nostra
formazione scolastica. Si impara e si studia per tutta la vita. E chi non lo fa
è costretto a vivere nell’abitudine e nella calma piatta. Sarà la vita stessa a
volte a scuotere e a insegnare anche a quelle persone che credono di non aver
bisogno di imparare. E la lezione, arrivata all’improvviso, sembrerà
severa, addirittura crudele.
Alle elementari, a Cagliari,
avevo una maestra che adoravo. Ma io non ero la sua preferita. Lei preferiva un
maschietto un po’ turbolento, rosso di capelli, dalle ginocchia eternamente
sbucciate. E io per farmi accettare cercavo di essere brava e di fare i compiti
nel migliore dei modi. E ricordo con gioia i suoi “bravissima” scritti in rosso
sul mio quaderno, che mi facevano battere il cuore. E’ stato così che ho
imparato la bellezza delle parole, l’armonia della punteggiatura, la gioia di
scrivere, con la mia bella penna stilografica a cartucce che poi riponevo con
cura nell’astuccio. Ecco, dalla mia maestra, che si chiamava Michela, ed era
giovane e bella e profumava di fiori, ho imparato la cura e l’amore per la
scrittura.
I libri sono stati i miei maestri
nascosti. A 7 anni leggevo i libri di mia madre. Avevano una copertina verde, e
facevano parte di una collezione di autori di tutto il mondo: Steinbeck, Hemingway,
Pearl Buck, Bernanos, Algren. Mi immergevo in quelle letture, capendo naturalmente
solo una parte della trama, che a volte era molto complessa e forse non adatta
a una bambina di quell’età. Ma la bellezza delle parole, la loro luminosità e
precisione, il descrivere luoghi e persone facendomeli quasi vedere...quella
per me era magia. I libri mi hanno insegnato l’amore per le storie e dopo quelli verdi ne sono venuti molti altri ancora. Adesso fra di loro i miei
maestri preferiti sono i libri di poesia
E poi c’è stato il cinema. I miei
genitori mi hanno portato molto presto al cinema e da subito sono rimasta
incantata dalle meraviglie del grande schermo. Potevo piangere e ridere,
immedesimarmi nei personaggi, divertirmi o commuovermi, raramente annoiarmi,
cosa che mi accadeva guardando film di guerra. Quelle che proprio detestavo
erano le storie ambientate sui sommergibili.
Il cinema mi ha insegnato che il
mondo è grande e che a volte niente è come sembra.
E siccome il mondo è grande,
allora bisogna viaggiare. Possibilmente in modo avventuroso. Quando avevo
vent’anni quel modo era l’autostop. Con Lena, la mia migliore amica, abbiamo
viaggiato per tutto il sud e le isole, incontrando persone e luoghi
meravigliosi. Libertà, un misto di sana incoscienza e allegria, e tanta fiducia nella gente,
nelle situazioni, nella vita: questi erano gli ingredienti dei
nostri viaggi. Niente di brutto ci sarebbe potuto accadere. E così è stato. Dall’
autostop ho imparato cosa sono la gentilezza e l’ospitalità e che dappertutto c’è qualcuno
disposto ad aiutarti. E i viaggi successivi hanno continuato ad avere come
matrice comune il gusto della scoperta e dell’avventura.
E poi le persone. Mio padre mi ha
insegnato l’allegria e la fiducia. Mia madre il senso di responsabilità e la
sincerità. I miei nonni la tenerezza e l'accudimento. I miei amici, sono troppi per
elencarli tutti, la fratellanza. Mia figlia l’amore incondizionato. Quello che
cresce di giorno in giorno. A volte, un
estraneo, incrociato per pochi attimi, può darci una lezione di vita. Un
signore gentile a Carbonia, aiutandomi a cercare la casa di un mio amico
d’infanzia, mi ha citato una frase del filosofo sardo Remo Bodei che mi ha
fatto capire che spesso andare a cercare il passato è un modo per non stare
pienamente nel presente. Ed era quello che stavo facendo. E la mia amata vicina di casa Wanda mi ha dato delle
grandi lezioni sulla riservatezza, la gentilezza e la generosità. Il mio cane
Ugo e il mio gatto Pallino, che non ci sono più, mi hanno insegnato l’amore
puro, la cura (che ci scambiavamo reciprocamente), la tenerezza, la
semplicità, la gratitudine. Lucy la mia gatta, trovata ai piedi di un
cassonetto, mi sta accompagnando negli anni della maturità avanzata,
insegnandomi la bellezza della quiete, del silenzio, del semplice stare
insieme. E poi ci sono i miei Maestri spirituali e di scrittura, che a volte
coincidono. E gli alberi, la terra, il mare, le montagne. La Natura in tutte le sue
forme. Di questo avrò modo e tempo di parlare.
Nessun commento:
Posta un commento