mercoledì 29 novembre 2017

LA POESIA HA BISOGNO DI AMICI



La poesia ha bisogno di amici. L’amicizia è il nutrimento che la fa fiorire. Altrimenti resterebbe una terra secca e sterile che produce fiori e frutti senza forza, destinati subito ad appassire, a marcire.


Per anni ho scritto poesie in solitudine. Le leggevo e rileggevo, senza trovare il coraggio di condividerle e di espormi, anche ad eventuali critiche. E le mie poesie restavano lì, in fogli accatastati, come foglie secche, senza linfa. Un campionario di cose morte.

Poi, proprio 10 anni fa Lena, la mia amica svedese,  mi ha proposto di leggere le mie poesie a un gruppo di amiche che facevano parte della FIDAPA. Una cosa semplice, mi aveva promesso, senza nessuna cerimonia. Avevo preparato alcune poesie, poche, e le avevo messe in una cartellina, accanto a qualche racconto autobiografico. Quella sera, ricordo, ero appena uscita dal lavoro e non avevo avuto il tempo di cambiarmi. Indossavo un paio di jeans e una maglia. Ed ero, come al solito spettinata. Ho trovato, nella sala ricevimenti di un noto ristorante sul mare, una folla di persone eleganti che mi stava aspettando, e un ricco buffet. Io non avevo mai parlato a un pubblico così vasto e tanto meno letto le mie poesie. Ero quasi paralizzata. E anche un po’ arrabbiata con la mia amica, che mi aveva teso quel trabocchetto, a fin di bene. Mi aveva stanata. Mi aveva costretta a rivelarmi, a tirare fuori la voce, a espormi. E continuava a sorridermi e a dirmi vedrai, andrà tutto bene.  Ed è avvenuto un piccolo miracolo. Ho iniziato a leggere le mie poesie. E poi i racconti. Mai avevo sentito nella mia vita un silenzio e un’attenzione  così densi, così vibranti, così intensi. Avevo chiesto di non applaudire fra una poesia e l’altra, per non rompere quell’incanto. E mentre leggevo, mi sentivo quasi fuori dal corpo. Emozionata ma presente, emozionata ma anche temeraria, emozionata ma anche curiosa. Sarei riuscita ad arrivare al cuore di tutte quelle persone venute lì apposta per sentire le poesie di una sconosciuta, che ancora nessuno osava definire una poetessa? Gli applausi alla fine, le strette di mano, gli occhi lucidi, i ringraziamenti, la commozione che si sentiva, palpabile, sono stati la risposta. E grazie a Lena, che mi aveva presa per mano, e mi aveva tranquillizzata con il suo sguardo azzurro e benevolo, da quel giorno non mi sono più fermata. Tre anni dopo ho pubblicato il mio primo libro di poesie “Ofelia non c’è più”.
E a sostenermi, incoraggiarmi e presentarmi, nell’Aula Magna del Liceo, gremita di gente, soprattutto giovani, questa volta c’era un amico, Armando Cittarelli, anche lui Poeta. Che con le sue domande, a volte provocatorie, ma sempre tese a capire, ad approfondire, mi ha costretta ad andare ancora più in profondità e a svelarmi. Perchè questo fa la poesia, ci svela agli altri e a noi stessi, riesce in anticipo a cogliere emozioni, suggestioni, rivelazioni, che una volta portate alla luce, ci cambiano per sempre, rendendoci più autentici e più forti. E nel corso degli anni io e Armando ci siamo incontrati, abbiamo parlato di poesia, ci siamo scambiati i nostri versi, ci siamo incoraggiati vicendevolmente, sentendoci forse meno soli. E a chi avrei potuto chiedere di scrivere la prefazione del mio nuovo libro “La memoria dell’acqua” se non a lui? A lui e a un altro amico Poeta, Vincenzo Loriga, novantasettenne pieno di vita e di creatività, che ogni tanto vado a trovare a Roma nella casa sui tetti dove vive con la sua compagna Paola Mazzetti e la sua gemella Lorenza.Una casa di giovani artisti, senza età. Perché questo fa l’arte. Ci mantiene giovani, vibranti, curiosi, appassionati e un po’ incoscienti forse. Senza troppa paura del tempo che passa.
E quindi il mio nuovo libro ha due prefazioni, di due poeti che amo e che generosamente mi hanno sostenuta.
Ma non posso certo dimenticare gli autori delle illustrazioni delle copertine dei miei libri. Anche loro miei amici: Il pittore Giuseppe Modica con “La stanza del marinaio” che tanto bene rappresenta la malìa del viaggio, dentro e fuori di sé. E la pittrice Germana Galdi con “Chili y chocolate” a ricordare il dolce-piccante, a volte amaro, dell’avventura e della vita.



Un ringraziamento va anche alle amiche e agli amici, che mi hanno ascoltata leggere i miei versi a cene, compleanni e presentazioni. E a Annamaria e Marco, Marta, Maria Nella e Anna che mi hanno presentata in alcune occasioni. Ringrazio tutti per l'attenzione, la pazienza, la partecipazione, l'affetto. 

E ringrazio la comunità di scrittori di LIBERODISCRIVERE che attraverso un proficuo laboratorio di scrittura mi ha spronata a scrivere, a confrontarmi, a leggere ed ascoltare altre voci. Grazie ad Anna Fabiano, a Silvia, a Maria, a Iole, a Pierpaolo che, come un fratello, mi ha accolta  nella sua  Sardegna  e ha scritto la prefazione al mio primo libro di poesie. E grazie a quegli anni così fertili e così generosi.

E infine ringrazio mia figlia Olivia perchè la poesia è sempre stata un potente strumento di comunicazione e di vicinanza fra noi. E io mi commuovo nel vederla ogni volta commuoversi. E la ringrazio perchè il mio amore per lei e la nostra piccola famiglia hanno ispirato molte delle mie poesie.

Ma se vado a ritroso non posso non ringraziare chi non c’è più: mio nonno Aldo che ha sempre scritto poesie, e me le regalava mettendomele sotto il piatto; mio padre che leggeva ai suoi amici le mie prime poesie e filastrocche, orgoglioso come solo un padre può esserlo; mia madre che amava la musica e mi ha fatto amare la lettura. E io mi incantavo al suono della sua voce.

La voce di mia madre per me era Poesia.

domenica 19 novembre 2017

LA MEMORIA DELL'ACQUA (Il mio nuovo libro di poesie)




Scrivere per esprimersi, per consolarsi, per condividere, per lasciare tracce, per perdonare, per perdonarsi, per ricordare, per lasciare andare, per fare ordine, per dare un senso, per trovare la voce, per dare voce, per gridare, per sussurrare, per salvare, per salvarsi, per svelarsi, per fare spazio, per onorare, per ringraziare, per ispirarsi, per denunciare, per dichiarare, per sperimentare, per raccontare, per pacificare, per liberare, per liberarsi, per accogliere, per vivere.


E’ uscita la mia raccolta di poesie dal titolo “La memoria dell’acqua”, pubblicata dalla casa Editrice Robin e distribuita dalle Messaggerie Libri, a sette anni dalla raccolta “ Ofelia non c’è più”, pubblicata dall’ Editore Lietocolle. Fra un libro e l’altro sono successe tante cose e scrivere è diventato per me sempre più un bisogno primario, è parte del mio nutrimento, della mia sussistenza, della mia vita quotidiana. Il libro è corposo, più di 100 poesie, perchè questi anni sono stati intensi, intensi e dolorosi, con sprazzi di felicità e momenti di gioia. “La vita così com’è, nel suo doloroso splendore”, come è scritto nella quarta di copertina. E ho fatto la scelta, a differenza del libro precedente, composto solo da 36 poesie, di organizzare la raccolta in sezioni, quasi fossero delle opere a sé. Ma a ben guardare, fra una sezione e l’altra ci sono rimandi, richiami, in un flusso a mio parere coerente, che mi racconta, senza etichettarmi, ma rivelando l’impermanenza e lo scorrere delle emozioni e degli avvenimenti. Una scrittura poetica autobiografica? In parte lo è, certamente, ma non vorrei che l’aspetto autobiografico diventasse una gabbia. Tutt’al più la trama leggera, la traccia, il filo conduttore che permette alla poesia di farsi spazio, soprattutto nelle azioni minute, nei ricordi nudi, nelle suggestioni. La sezione “Il posto fisso” è quella, a mio avviso, più asciutta, senza fronzoli. La realtà di un lavoro ormai non più amato, spiazzante, noiosa, a volte intrisa di dolore, alla ricerca di un senso che spesso si fa  fatica a trovare. Eppure all’interno di quella realtà, con sguardo attento si possono trovare spunti di tenerezza, di amicizia, di benevolenza, piccoli semi di gioia da proteggere con delicatezza, per farli magari fiorire in ambienti meno aspri e più favorevoli.

Pubblicare un libro è sempre una gioia. Tenerlo fra le mani, sfogliarlo, guardarlo con amore. A partire dalla bellissima copertina, opera della pittrice Germana Galdi,  che secondo me, nella minuziosa e vibrante luminosità del suo acquerello dal titolo “Chili y chocolate” esprime a meraviglia l’intento della mia poesia. La vita, così com’è, nel suo semplice, doloroso e luminoso splendore. E spero che i lettori possano trovare all’interno del mio libro appena nato almeno un po’ di quella luce.