Ci sono mesi di passaggio. Da una
stagione all’altra, da una situazione all’altra, da una consapevolezza a un’altra.
Questo Ottobre per me è stato così. Un mese complicato, pieno di impicci,
affanni, contrattempi, scivoloni, non solo metaforici. Un mese in cui mi sono
sentita strattonata. Niente di grave. Semplicemente la vita che scorre come un
fiume e a volte incontra degli ingorghi, dei mulinelli, dei tronchi messi di
traverso. E tutto all’improvviso sembra diventare più difficile e, nel
tentativo di sbrogliare la matassa, le nostre dita frettolose e tremanti non
fanno altro che renderla ancora più
intricata, con il rischio di creare dei nodi molto difficili da sciogliere. Tante
cose, tutte insieme e apparentemente estranee fra di loro. Cercare un senso
diventa un’impresa assai difficile e l’unico modo per non restare travolti è
aspettare che passi, accettare che questo momento è così, imperfetto,
sgradevole, complicato, ma è così. E quando si riesce a formulare questo
pensiero “è così”, il carico diventa meno pesante, lo teniamo sulle spalle ma
con la schiena morbida, i muscoli rilassati, come quelli di un atleta allenato,
e la strada su, in salita, può anche diventare una passeggiata gradevole, se
solo riusciamo a dimenticare per un po’ il peso e a goderci il panorama e gli
incontri sul cammino.
Ottobre è quasi passato. E io
comunque gli sono grata, perché è stato un mese lungo e ricco di avvenimenti. E
ho imparato che la paura della paura è solo un fantasma, e come tutti i
fantasmi, prima o poi si dilegua.
Io madre dei gatti,
dei comignoli di pietra
e a volte della luna
mi specchio nelle lame dei coltelli
e getto sale dietro le mie spalle
ma come Ofelia impazzita
di notte dimentico chi sono
e nei tuoi occhi annego di acquitrino
dei comignoli di pietra
e a volte della luna
mi specchio nelle lame dei coltelli
e getto sale dietro le mie spalle
ma come Ofelia impazzita
di notte dimentico chi sono
e nei tuoi occhi annego di acquitrino
poi mi basta un anticipo di sole
o pagliuzze di fieno rinsecchite
trasportate da intrepidi cortei
in cerimonia di formiche
per sentire di nuovo sotto i piedi
la terra dura in crosta a sostenermi
come corazza di vecchia tartaruga
dal ventre morbido di seta
o pagliuzze di fieno rinsecchite
trasportate da intrepidi cortei
in cerimonia di formiche
per sentire di nuovo sotto i piedi
la terra dura in crosta a sostenermi
come corazza di vecchia tartaruga
dal ventre morbido di seta
allora rido e abbandonando l’ombra
accarezzo la lanugine dei prati
scuoto i capelli ricci inanellati
che da ragazza ho tinto di acajou
accarezzo la lanugine dei prati
scuoto i capelli ricci inanellati
che da ragazza ho tinto di acajou
nuova mi faccio anch’io
cambiando nome
e dondolando pendenti di ciliegie
regina mi proclamo
con scettro di bambù
con scettro di bambù
Ofelia non c’è più.
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