Dopo il vagare della
notte
In voli siderali
Di cui resta un vago
sapore
È inutile cercare di
ricordare il sogno
Lui è ancora lì
Nella spossatezza
Che ci tiene
E ci vorrebbe acciambellati
Nel letto
Come gatti
Oppure far finta
di dimenticare
Entrando a testa alta
Nella mischia delle
ore
Quel tempo eterno
Senza orologi
Che abbiamo
attraversato
Con il corpo pesante
abbandonato
E la mente leggera
che volava
Si è rappreso
Come sostanza nuova
Che ora ci appartiene
E siamo più ricchi
ora
E più sapienti
Con un vapore dentro
Screziato d’oro
Che scolora
Il filo della notte
Tiene ancora cucite
le mia ciglia
Solo squarci di luce
Come pozze
E il caldo della
pelle
Dopo il sonno
Quasi a rabbrividire
Pian piano mi
riportano
Nel giorno
Ma i passi sono lenti
Come di vecchia
stanca
E la testa è ovattata
di bianco
Uno stupore di
domanda
Blanda
Dove sono?
Ripasso i gesti
Uno a uno
E abbraccio uno
schedario
Di consuetudini
Come volume antico
E polveroso
Si tratta di
ricomporre
Le parole strascicate
Che vengono alla
mente
E accarezzarle lente
Grata dell’alfabeto
Che riappare luminoso
Ogni mattina imparo
Il gioco del mondo
Grazie Agata, credevo di averti risposto, invece non l'ho fatto. Grazie per le tue belle parole, mi scaldano il cuore. E continua a frequentare il mio blog, è bello sapere che ci sono ancora persone che amano la poesia...
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