
Una sera arrivò una turista
francese che abitava a N.York e aveva un negozio d’arte. Il giorno dopo andammo
tutti in un villaggio dalle strade di terra battuta a trovare Teodora, un’anziana india
che ancora faceva delle ceramiche di terracotta nera secondo un’antica tradizione
azteca. Arlette, così si chiamava la francese, ne ordinò un grosso quantitativo, a un costo irrisorio, per poi rivendere i vari pezzi nel suo elegante negozio a Manhattan a un
prezzo centuplicato. Al ritorno Dionisio, el poeta, ci invitò a bere qualcosa in
un locale che avevano aperto da poco e si chiamava “El sol y la luna”. Era una
serata tiepida. Nel giardino interno, profumato di fiori tropicali, avevano
sistemato dei tavoli e delle panche per noi che volevamo stare per conto nostro
all’aperto. Dionisio quella sera bevve parecchio e a un certo punto, come un
saltimbanco si mise in piedi su un tavolo e incominciò a declamare le sue
poesie. Mi ricordava il vecchio Ungaretti quando leggeva i brani dell’Odissea,
per la mimica e le innumerevoli rughe. Eppure Dionisio non era vecchio, avrà
avuto una quarantina d’anni, ma il suo volto, scolpito e intenso, sembrava il
tronco di una vecchia quercia. Io ancora non capivo tutte le parole, ricordo
solo che in quelle poesie, intense e sofferte, l’anima di Dionisio emergeva
luminosa e chiara e lui si trasfigurava, fin quasi a diventare bello. Fra tutte
le sue poesie, una mi aveva particolarmente colpita. Parlava della sua bambina,
nata da una relazione con una turista americana, che ora viveva con la madre
a Miami e lui poteva vedere solo una volta l’anno. Ricordavo più o meno il
senso. Diceva che tutti i giorni della settimana erano vuoti e senza senso
e solo uno risplendeva, perchè in quel giorno era nata lei. Ecco, in tutti
questi anni ho pensato spesso a quei giorni, a Olivia ( a mia figlia ho dato il
suo nome) e a "el poeta". Le parole di quella poesia in qualche modo avevano
lasciato in me una traccia luminosa. Finché oggi l’ho trovata su internet, anzi
ho trovato proprio lui “el poeta” che nel frattempo è diventato famoso, mentre
declama proprio quella poesia. Lui è vecchio vecchio e la sua voce trema. La
sua poesia, quella poesia è intitolata “ Viernes”. E lui, el poeta è Dionisio
Hernandez Ramos. Ascoltandolo non ho potuto fare a meno di commuovermi e di pensare che certi incontri sono veramente
meravigliosi, se non li lasciamo andare. Dionisio se n'è andato il 3 agosto di quest'anno. Anche questo l'ho scoperto oggi. Ecco "Viernes"
Me gustan los viernes
porque la vida de la semana
agoniza en esas horas
y expira con frenesí
de poseso alcohólico
Y también
porque naciste tú
en viernes
sin sol
con cielo gris
triste
No me gustan los sábados
domingos lunes martes
miércoles o jueves
porque nada pasa
ni naciste tú