Chi siamo noi? E gli altri come ci vedono? E quanto ci trasformiamo nel rapporto con gli altri, conformandoci di
volta in volta alle nostre e loro proiezioni, percezioni, paure? E siamo sicuri
di essere sempre autentici, sinceri, noi stessi, quando siamo in relazione con
qualcuno? Sono convinta che se si
girasse un video di una conversazione fra noi e qualche amico, risulterebbe di
noi un’immagine frammentata, quasi schizofrenica. Con un amico siamo seri,
attenti, ascoltiamo pazienti i suoi discorsi, presi da ammirazione e stima. Con
un altro diventiamo bisognosi e lamentosi, subissandolo di lamentele e
richieste di sostegno. Con un altro ancora diventiamo quasi dei clown, avendo
scoperto che riuscire a farlo ridere ci fa sentire migliori. A un altro
dispensiamo consigli e condotte di vita da imitare, sempre molto sagge ed
equilibrate, diventando all’improvviso dei guru e dei maestri. Con qualcuno
parliamo solo di viaggi e ristoranti. Con qualcun altro solo di arte,
letteratura e cinema. Con altri ci piace spettegolare, provando un piacere
sottile che poi, una volta a casa ci farà sentire leggermente, ma solo
leggermente, in colpa. E che dire poi degli incontri casuali, fatti in viaggio
o a casa di amici? Si buttano lì, con noncuranza, aneddoti che ci facciano
subito inquadrare come persone interessanti, che hanno avuto una vita piena di
avventure.
Tutto questo per dire cosa? Che
siamo tutti, ma proprio tutti, bisognosi d’amore e di attenzioni. E che come
bambini che chiedono “Vuoi giocare con me?” facciamo sfoggio delle nostre
abilità per avere in cambio considerazione, accettazione, e uno sguardo
benevolo.
Ci paralizzano l’indifferenza e la freddezza e allora a volte
sfoderiamo armi acuminate, quali l’ironia, il sarcasmo, l’erudizione, che teniamo di riserva e utilizziamo nei casi più disperati, ma sono
appunto armi, che possono anche ferire se usate in maniera poco abile e
maldestra. Che sollievo sarebbe poter essere sempre quello che siamo! Nudi
nella nostra umanità, autentici, sinceri, senza dover per forza conformarci ad
aspettative e pretese. Se a qualcuno non piacciamo, pazienza! Pochi amici ma
buoni. Quelli con i quali si possa parlare, ma anche stare in silenzio. Quelli
ai quali si possa dire “oggi sono triste, ho bisogno di essere ascoltato”,
sapendo che quando sarà il loro turno noi ci saremo. E quelli che ci accettano
così come siamo, imperfetti e impauriti, timidi e a volte sbruffoni, fragili e
forti, avventurosi e abitudinari. Noi, così, come siamo.
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