C’è che l’Arte delle donne mi
commuove.
Mi fa vibrare, mi coinvolge, mi appassiona. Perché so cosa c’è
dietro: lo sforzo supplementare, la fatica, il desiderio. E quanti ostacoli e
ostruzionismi deve superare, spesso proprio da parte di chi ci vuole bene e a
volte per proteggerci ed evitarci delusioni, questa è l’apparente
giustificazione, ci dice frasi del tipo: “Con
la poesia, la pittura, la scultura, la fotografia, la musica, il canto ecc. ecc. non si
vive. Meglio un lavoro fisso...di questi tempi.” E noi nel frattempo, e spesso
a malincuore, il lavoro che abbiamo, fisso o meno, ce lo teniamo. Ma proprio
non riusciamo a considerare la nostra Arte un hobby, un passatempo. No, non ce
la facciamo. E’ carne e sangue, gioia e dolore, frustrazione e soddisfazione. E
fatica, tanta. E a volte una sensazione di vuoto e di solitudine. Vorremmo
poter parlare delle nostre intuizioni, delle nostre conquiste, dei nostri
progressi, dei nostri apparenti momenti sterili, con qualcuno che ci sostenga e
ci capisca. E ci dica, quando ci va bene, che è felice per noi, e quando invece
siamo a un punto morto, di andare avanti, e ce lo dica a parole o magari solo
con un abbraccio. Perchè l’Arte è una pianticella che ha radici profonde, nei
nostri talenti, nella nostra volontà, nella nostra disciplina, ma va nutrita,
con parole gentili, sorrisi, carezze, regali. Per questo è importante che le
artiste si sostengano a vicenda.
E gioiscano ognuna del successo dell’altra.
Con generosità, sorellanza, sollecitudine, cura. In uno scambio proficuo di suggerimenti,
informazioni, incoraggiamenti. Che vada a creare una rete di sostegno, molto
elastica e forte, che non ci farà precipitare quando cadremo giù, per qualunque
motivo. E nel frattempo l’Arte, che è dentro di noi, sempre, quando lavoriamo,
quando cuciniamo, quando accudiamo i nostri bambini, se ne abbiamo, si sentirà
protetta, al riparo, compresa, mai minimizzata da parole maldestre, dette con
superficialità da chi non riesce proprio a capirci. Noi di questo abbiamo
bisogno. Di comprensione. Di rispetto. E
di delicatezza. Le artiste sono fatte di un materiale delicato e prezioso. Da
maneggiare con cura. Una parola disattenta potrebbe fare danni. E quindi
Germana, Giovanna, Paola, Antonella, Maria 1, Silvia, Iole, Gianna, Ornella, Alessandra,
Stefania, Teresa, Eleonora, Cecilia, Camilla, Maria 2, Raffaella, Lelia, Francesca
e tutte le altre, non siamo sole! E siamo tante. Ogni tanto facciamo un
fischio, di quelli che perforano i timpani, chiamiamoci a raccolta, e non
temiamo di tirare fuori la nostra voce, che unita a quella delle nostre amiche,
diventerà ancora più vibrante e più potente per dire: io sono un’artista, io
sono qui, ci sono.
"La sedia di Gomez" acquerello di Germana Galdi |
"Lisa says" di Giovanna Noia |
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