Ci sono persone che lasciano
tracce luminose. Quando si muovono, quando parlano, quando compiono i semplici
gesti quotidiani. Stare loro accanto, anche solo per poche ore, è un nutrimento
per l’anima, un fertilizzante che fa fiorire fiducia, allegria e creatività. Ma
soprattutto è un modo per non avere più paura del tempo che passa. Perché
l’età, gli anni, sono un fatto assolutamente relativo. Queste persone ti
insegnano, con il loro stare nel mondo, che ogni attimo è prezioso e che si può
continuare a progettare, a entusiasmarsi, a fare sogni e a realizzarli, a ogni
età. A dispetto dei malanni che dell’età sono l’inevitabile corollario. E
quindi è salutare ogni tanto andarle a trovare, guardarle, ascoltarle, farsi
abbracciare dal loro calore e dalla loro freschezza e dalla loro assoluta
autenticità. Nessun fronzolo, nessun convenevole, nessuna frase fatta. Solo
l’essenza vibrante e luminosa del loro pensiero, dei loro sorrisi, delle loro
parole.
Da qualche anno, forse una
decina, io frequento la casa di Paola e Lorenza Mazzetti. Sullo stesso
pianerottolo, dietro una porta, si aprono le stanze di Vincenzo Loriga, compagno di Paola.
Paola la conoscevo già. Eravamo
state insieme a un paio di ritiri di consapevolezza, in un ex monastero
benedettino a Viterbo. Mi aveva incantato il suo sorriso. Da bambina. Anni dopo
sono andata da lei per un percorso di psicoterapia. E lì ho conosciuto la sua
sorella gemella Lorenza.
Al primo appuntamento un grosso equivoco: mi apre la
porta Lorenza, io la saluto con calore e le dico che sono contenta di rivederla e che ho fiducia nel percorso che faremo insieme. Lorenza, piuttosto stupita, mi dice che non mi conosce e che io e lei non faremo insieme nessun
percorso. Io insisto:"Ma come, non ti ricordi di me? "pensando fra me e me che forse,
per via dell’età, Paola stia avendo un piccolo episodio di smemoratezza, ma niente da fare. Finalmente dopo un bel po’ l’equivoco si chiarisce. “Ma io non sono Paola!”
Piccolo istante di silenzio che rafforza il mio timore... “...Sono Lorenza, la sua
gemella!” Una bella risata e un grosso sospiro di sollievo... e così ho conosciuto Lorenza. Identica a Paola, solo appena un po’
più robusta. Stesso taglio di capelli, stessa voce, stessa erre francese. La
loro casa sui tetti a Largo Argentina è un susseguirsi di piccole stanze
intorno a un salotto accogliente e colorato di quadri, tanti quadri,
dappertutto, alle pareti e appoggiati in terra, e libri, foto, cuscini, piante,
gabbiani che quasi entrano in casa dalle grandi finestre spalancate sulla
cupola della Chiesa di S. Carlo ai Catinari. E su un tavolino basso, pieno di libri,
riviste, piccoli schizzi allegri su un block notes, probabilmente di Paola (riconosco il tratto leggero) non mancano mai una teiera e delle tazze. E un meraviglioso gatto quasi sempre acciambellato su una vecchia poltrona di damasco blu.
Colore, fantasia, disordine creativo. Sembra una casa di studenti. E l’odore è un odore inconfondibile di spezie, soprattutto curcuma, e colori a olio. Nella cucina atelier dalle grandi vetrate affacciate su una delle terrazze, si cucina e si dipinge sul lungo tavolo di legno. E vasi, vasetti, acquerelli, pennelli, mestoli e cucchiai convivono con disinvoltura sulle mensole in un caos vibrante e colorato che mette allegria. Di Lorenza ho scoperto poi tante cose. Che ha inventato una corrente cinematografica a Londra, alla fine degli anni 50, il Free Cinema, insieme ad altri cineasti poi diventati famosi. Che per girare il suo primo film, ha rubato macchina da presa, luci, cavalletto e pellicola nel College dove era ospitata. Che una volta tornata in Italia, su suggerimento del suo analista, ha iniziato a scrivere, a Sperlonga, il suo romanzo autobiografico “Il cielo cade”, per dare voce al dolore che aveva cercato di dimenticare andando a Londra, ma che continuava a perseguitarla. Ma più che di dolore possiamo parlare di tragedia. Lorenza e Paola, rimaste orfane, prima di madre, morta di parto, e poi di padre, furono affidate alla zia materna Nina Mazzetti, sposata con il cugino di Einstein. Nella loro villa in Toscana trascorsero un’infanzia e un’adolescenza felici, finché nel ’44 la zia e le cugine non furono uccise dai nazisti davanti ai loro occhi. Paola e Lorenza furono risparmiate perché non ebree. Lo zio, Robert Einstein, che era riuscito a fuggire, si suicidò l’anno dopo. E quel libro che molte case editrici avevano rifiutato, grazie a Cesare Zavattini che lo aveva proposto ad Attilio Bertolucci, ha vinto nel 1962 il Premio Viareggio.
Colore, fantasia, disordine creativo. Sembra una casa di studenti. E l’odore è un odore inconfondibile di spezie, soprattutto curcuma, e colori a olio. Nella cucina atelier dalle grandi vetrate affacciate su una delle terrazze, si cucina e si dipinge sul lungo tavolo di legno. E vasi, vasetti, acquerelli, pennelli, mestoli e cucchiai convivono con disinvoltura sulle mensole in un caos vibrante e colorato che mette allegria. Di Lorenza ho scoperto poi tante cose. Che ha inventato una corrente cinematografica a Londra, alla fine degli anni 50, il Free Cinema, insieme ad altri cineasti poi diventati famosi. Che per girare il suo primo film, ha rubato macchina da presa, luci, cavalletto e pellicola nel College dove era ospitata. Che una volta tornata in Italia, su suggerimento del suo analista, ha iniziato a scrivere, a Sperlonga, il suo romanzo autobiografico “Il cielo cade”, per dare voce al dolore che aveva cercato di dimenticare andando a Londra, ma che continuava a perseguitarla. Ma più che di dolore possiamo parlare di tragedia. Lorenza e Paola, rimaste orfane, prima di madre, morta di parto, e poi di padre, furono affidate alla zia materna Nina Mazzetti, sposata con il cugino di Einstein. Nella loro villa in Toscana trascorsero un’infanzia e un’adolescenza felici, finché nel ’44 la zia e le cugine non furono uccise dai nazisti davanti ai loro occhi. Paola e Lorenza furono risparmiate perché non ebree. Lo zio, Robert Einstein, che era riuscito a fuggire, si suicidò l’anno dopo. E quel libro che molte case editrici avevano rifiutato, grazie a Cesare Zavattini che lo aveva proposto ad Attilio Bertolucci, ha vinto nel 1962 il Premio Viareggio.
L’infanzia di Paola e Lorenza, viene raccontata da una voce di bambina,
espediente che ha aiutato Lorenza a fare un passo indietro nella narrazione e a
riuscire a esprimere, con uno sguardo incantato, un’infanzia bella e felice,
preservandone la meraviglia, a dispetto del tragico epilogo. Il libro anni dopo
è diventato un film. Fra gli interpreti Isabella Rossellini. Ma la memoria autobiografica di Lorenza si è espressa oltre
che con altri libri, anche con la pittura. Di ritratti, dal tratto vagamente
naif, che conservano lo stesso sguardo incantato del libro. E successivamente
di paesaggi toscani. Quindi film, libri, quadri. E burattini. Le due gemelle
per anni hanno animato il “Puppett Theatre" di Campo de' Fiori, facendo la gioia
dei bambini. Ma i multiformi talenti di Lorenza non si fermano qui: per un
periodo ha tenuto sulla rivista “Vie Nuove” una rubrica di corrispondenza con i
lettori, a sfondo psicologico.
E Paola? Psicologa e psicoterapeuta,
conduce laboratori di “Attivazione creativa”, metodo da lei ideato, sul quale
ha scritto un libro. E ha pubblicato, illustrandoli con i suoi disegni dal
tratto giocoso, un libro sui Fiori di Bach e uno sui segni zodiacali. I suoi
quadri a tecnica mista, sono onirici e fiabeschi, e ricoprono molte pareti della
casa. Negli incontri che lei offre ogni mercoledì avvengono piccoli miracoli di
creatività ed espressività. Attraverso la metafora teatrale e la pittura
spontanea i partecipanti esplorano i propri vissuti e le proprie emozioni,
dando loro una voce e una forma. E al termine una bella spaghettata e al suono
di una musica anni ’60 Lorenza e Paola che aprono le danze!
Come non rimanere colpiti da una tale
energia e vivacità intellettuale? Dimenticavo un piccolo particolare: Lorenza e
Paola stanno per compiere 91 anni. Ma il loro sguardo, la loro voce, il loro
stupore, sono quelli di due ragazzine. E Vincenzo Loriga, compagno di Paola, di
anni ne ha 97. Anche lui non è da meno in quanto a energia creativa: psicoanalista junghiano e affermato poeta,
ogni martedì conduce, sempre in quella casa, affollati pomeriggi letterari.
Martedì scorso si è parlato di Montaigne.
Non potevo tenere solo per me un
tale tesoro. E con Francesco Canini,
artista e titolare della Aqua Art Gallery, abbiamo pensato di organizzare un
evento dal titolo “Le sorelle Mazzetti”. L’appuntamento è alle 17,30 di sabato
27 gennaio, al Museo della Città di Terracina. Avremo modo di conoscere Paola e
Lorenza, di ascoltare il racconto avvincente della loro vita e della loro arte, di fare domande e
soprattutto di “respirare” la loro inesauribile creatività. Successivamente,
intorno alle 19,30, ci trasferiremo nella Aqua Art Gallery dove ci sarà
l’inaugurazione della mostra dei loro quadri.
Non perdete l'occasione di questo incontro di puro incanto e meraviglia. Ne varrà la pena. Ve lo
assicuro.
Bella ed esauriente questa tua descrizione Elvira .Oltre che coinvolgente e passibile di invidia, che è una stupida reazione per non essere stata presente. E un pò di nostalgia per aver lasciato Roma da ormai 8 anni . Ma la nostalgia ,appunto , è un sentimento che le donne di valore vecchie o giovani che siano non dovrebbero proprio avere .
RispondiEliminaChissà dove sono finiti i loro burattini? Tanti anni fa ho restaurato e poi curato una piccola mostra dei burattini "di casa" di Ernesto Rossi, conservati da una nipote. Non dei capolavori, certo: non lo sono mai. Ma in quei reperti d'infanzia alita un soffio di eternità: un allegro mistero che a me è piaciuto tanto, come sai. L'articolo è bello, grazie!
RispondiEliminaAlberto, letto solo adesso! La prossima volta che andrò a trovarle glielo chiederò. Ma in giro par la loro caotica e coloratissima casa, non ho mai visto burattini. Magari sono ben riposti da qualche parte. Ti farò sapere. Comunque se passi da Roma puoi andarle a trovare, ti posso dare il loro recapito, loro sono sempre felici di conoscere persone nuove. Un abbraccio
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