A Essaouira, a camminare sui bastioni, al vento, con una veste bianca, e ad Amherst nella
casa di Emily Dickinson ad accarezzare la sua scrivania, e poi a Lisbona nell' Alfama
a mangiare sardine e pasticcini al cocco,
e ancora a perdermi con lo sguardo sul Gran Canyon, stordita da tanta
vastità e bellezza, e a Ellis Island, a baciare la terra dei miei
antenati migranti, poi tornati, con qualche parola nuova strascicata
in bocca, e a Itaca di nuovo in quella piccola chiesa, e ad Amsterdam
a vedere la stanza di Etty e a camminare lungo il fiume, cercando di
cogliere la bellezza che lei coglieva con il suo sguardo, e poi a
Port Angeles nella casa di vetro di Raymond, mio maestro e amico,
dove lui ha chiuso gli occhi dopo dieci anni dieci di felicità
perfetta e la certezza di essere stato amato, e nella casa museo di
Georgia,dalla lunga vita, in quel
deserto di luce, a vedere i suoi
fiori, sì, potrebbe bastare, ma forse no, non ancora, ecco il
giardino di Virginia e quel fiume dove ha camminato con i sassolini
in tasca, la tomba di Marguerite, solo per ringraziarla, la tomba di
Chagall l'ho già visitata, in un giornata di sole a Saint Paul de
Vence, tenerezza pura, così spoglia. Adesso sì, potrebbe bastare. E
isole, isole, mare e spazio intorno, a tutto tondo, Mi sto
preparando, sto preparando le ali. Troppi anni, troppi, senza questa
magia. Il viaggio deve essere lento, il viaggio deve durare.
E
hai ottenuto quello che
volevi
da questa vita, nonostante tutto?
Sì.
E
che cos'è che volevi?
Potermi
dire amato, sentirmi
amato
sulla terra.
(Ultimo frammento, di Raymond Carver)
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