2011
domenica 19 maggio 2024
AL PORTO (da I GIORNI SALVATI)
martedì 12 gennaio 2021
COSA SARA'
'COSA SARA' di Francesco Bruni è l'ultimo film che ho visto al cinema, prima che le sale chiudessero. È un film di sguardi, oltre che di parole, tutte dette fra l'altro al momento giusto, senza forzature o sbavature. Lo sguardo azzurro e smarrito di Kim Rossi Stuart, il protagonista, disarmato di fronte a un evento così inaspettato e spaventoso che non sa come affrontare. Lo sguardo di Lorenza Indovina, sua ex moglie nel film, un pozzo di accoglienza, amorevolezza, ironia, quella giusta, che serve a contenere e sdrammatizzare. Lo sguardo dei ragazzi, Fotini' Peluso e Tancredi Galli, spaventato, inerme, a volte arrabbiato, che grida ancora prima delle parole. E quello della dottoressa, Raffaella Lebboroni, uno sguardo sincero, che non consola ma neanche spaventa, fa da specchio senza deformare, rasserena perché così diretto, senza pietismo, e per questo è così compassionevole. E lo sguardo fraterno e amico dell'infermiere, Nicola Nocella, quello dolce della sorella, Barbara Ronchi, appena un po' naif, quello del padre, Giuseppe Pambieri, apparentemente algido e indifferente. E poi lo sguardo di Francesco Bruni, il regista, che illumina, scalda, incoraggia, ci prende per mano e ce la stringe, per tutta la durata del film. Un film profondamente umano, diretto, sincero, e non solo perché in parte autobiografico. Un film che fa sorridere, ridere e piangere. Ed è un pianto di quelli che durano lungo i titoli di coda e alleggerisce e addolcisce. E ci fa provare tanta gratitudine, per chi ha condiviso con noi un pezzo della sua vita e ci ha regalato un film così bello.
giovedì 12 marzo 2020
CERCARE IL BELLO
Stanarlo con il cuore
Lì dove si nasconde
E chiede solo
Di essere trovato
Nell'aria azzurra
Di isole sul fondo
E nella piazza lucida
Di marmo
Al minimo rumore
Che dal silenzio si rivela
Come musica incompiuta
Del pane e la minestra
Da preparare calmi
Sentendone il profumo
Quella che ci sbrana
Come cane addestrato
Alla ferocia
Fatta di pause salutari
E del semplice guardare
Oltre la finestra il mare aperto
Che ci chiede ascolto
E respirare insieme a lei
Grati semplicemente
Di questo respirare
Le parole gentili
Che ci rendono fratelli.
sabato 25 gennaio 2020
LAVORARE CON GIOIA
lunedì 30 settembre 2019
IL LIEVITO MADRE DI DON MILANI
E per rifocillarci e riposare la notte, abbiamo alloggiato presso l'agriturismo di Pratinovi, antico casale di pietra fra prati, valli e boschi di castagni, accolti da una proprietaria dolcissima come il suo nome, Geraldina, che insieme alla sua famiglia lì vive tutto l'anno gestendo l'attività. Scarponi sporchi di fango, gambe indolenzite, stanchezza e entusiasmo, curiosità, occhi e cuore colmi di bellezza. A San Donato la mattina del sabato avevamo incontrato alcuni dei “ragazzi” della Scuola Popolare: Luana, Mario, Enzo detto Mauro, Giovanni e Andrea dell' Associazione che promuove la cultura e lo spirito di San Donato e Barbiana, organizzando convegni, conferenze e doposcuola per gli studenti nelle modernissima biblioteca di Calenzano. Anziani dallo sguardo vivo e dalla voce ferma ci hanno preso per mano raccontandoci la straordinaria esperienza dell'incontro con Don Lorenzo, che a tutti loro ha cambiato la vita. E poco a poco si sono susseguiti aneddoti di vita quotidiana, ricordi, emozioni che ci hanno fatto quasi toccare con mano l'esperienza delle Conferenze del venerdì: la sala si affollava di giovani venuti anche da altre Parrocchie a quella che possiamo ben definire una Scuola di vita che rispondeva a una sete di sapere che aveva bisogno di essere placata. Come? Con l'ascolto delle esperienze di uomini di cultura, sindacalisti, artisti, venuti a San Donato, su invito di Don Lorenzo, per condividere quello che sapevano e conoscevano, raccontandolo agli altri, facendolo circolare e non tenendoselo stretto per sé...
E poi l'esilio, la punizione, direi la vendetta. Per piegare e sottomettere la forza di un uomo, di un prete, che aveva osato non solo mettere in discussione ma soprattutto smascherare i giochi e intrighi del potere e le sacche di ingiustizia, a voce alta, gridata, senza paura, fino ad essere additato come un pericoloso rivoluzionario. Dopo l'ultimo tratto di Cammino, quando da lontano abbiamo iniziato a intravedere la Canonica e la sagoma del campanile della Chiesa circondate dai cipressi, ci siamo sentiti pervasi da una sensazione di dolcezza e di familiarità. Come ci ha raccontato Sandra, la figlia di Michele, uno dei bambini della scuola, Barbiana era un non luogo, senza case, a parte la Canonica, senza una comunità, senza un'identità, un luogo di infinito dolore. E di miseria, tanta miseria. Don Lorenzo Milani ha fatto il miracolo di creare una comunità con uno spirito critico che, come il lievito madre, è andato crescendo, generando consapevolezza, appartenenza e dignità. E dopo i racconti dei bambini e della bambina di Barbiana, anche noi ci siamo sentiti parte di questa comunità, così dolce, così ospitale, così affettuosa. Mileno e Fiorella per primi, attorno al tavolo di Pratinovi ci hanno incantato con le loro storie. Fiorella ci ha descritto la miseria nella quale versava la sua famiglia, la fatica di lei bambina che doveva occuparsi degli animali, della stalla, del formaggio e del burro da ricavare dal latte appena munto. E ci ha raccontato quanto sia stato importante per lei essere riconosciuta e accettata da Don Milani e amata come una figlia, riuscendo così a compensare la mancanza di cure e di affetto da parte di una madre sofferente e stanca. E Mileno, nome che sua madre ha voluto dargli comunque perchè desiderava una bambina che voleva assolutamente chiamare Milena, ci ha fatto sorridere raccontandoci della sua disavventura spagnola, rientrando in Italia in autostop, quando la Guardia Civile alla frontiera lo ha costretto a cambiare delle sterline al mercato nero, cosa che poi in Francia al cambio si è rivelata molto vantaggiosa, quasi raddoppiando il suo denaro, e del commento scherzoso di Don Milani al suo ritorno.
Ricordi semplici, minuti, di gesti affettuosi, di parole a volte severe, di attenzioni paterne, di un insegnamento a 360 gradi, fatto soprattutto di esempio, di coerenza, di cura. I CARE.
Il motto di Don Lorenzo: mi importa, ho a cuore, mi prendo cura,mi preoccupo degli altri, cercando di capire le cause, le motivazioni, di sciogliere i nodi e soprattutto di ridare la parola a chi non l'ha mai avuta, per renderlo libero. Fiorella con la sua voce e il suo aspetto sembra ancora la bambina delle foto, gli stessi lineamenti, lo stesso sorriso aperto. “Quella sono io” si è riconosciuta con gli occhi lucidi ed è stato bello vederla commuoversi durante la visione del documentario che avevamo portato da Terracina, in cui si ascoltava Don Lorenzo parlare e si vedevano i bambini e le bambine studiare e fare merenda intorno al tavolo sotto il pergolato e i bambini pù grandi tuffarsi nella piscina costruita da loro (dopo aver studiato e realizzato un sistema di filtraggio e drenaggio, come ci ha raccontato Nevio).
E poi la mattina dopo tutti nell'aula della scuola intorno ai tre tavoli, seduti alla rinfusa, come allora. Ad ascoltare. A fare domande. A sentire i racconti dei viaggi all'estero per imparare le lingue, uno dei punti cardine degli insegnamenti di Don Milani, dormendo negli ostelli della gioventù “così conoscerete gente nuova e potrete parlare e confrontarvi” e tornando in Italia in autostop, sempre per lo stesso motivo. Sparpagliati come semi per il mondo. Per poi tornare e germogliare con nuove conoscenze, nuovi saperi, nuove esperienze. Tirando fuori ognuno le proprie predisposizioni, i propri talenti. “Vi vorrei tutti sindacalisti - diceva Don Milani - ma dovrete fare quello che vi riesce meglio.” E così è stato. Anche se è la politica, con i suoi meccanismi interni, ma soprattutto la Costituzione, uno dei punti di partenza degli insegnamenti di Don Milani ai suoi bambini e bambine. Ed è stato proprio nella piccola aula di Barbiana, lì seduti intorno a quei tavoli di legno, gli stessi di allora, guardando gli alberi dalla finestra e gli oggetti costruiti dai bambini, l'astrolabio, il sistema solare, le cartine, i grafici colorati, le foto in bianco e nero, i libri catalogati sugli scaffali, le rastrelliere per le cartelle, le sedie di ferro saldate dai ragazzi, tutto esattamente come allora, che abbiamo sentito viva e non solo come un'eco lontana la presenza di Don Milani, che sorrideva contento, perché noi eravamo lì a continuare il suo lavoro. I CARE, proprio quello, parlare, scrivere, condividere, viaggiare, conoscersi, impegnarsi, rispettare, ringraziare, combattere. Il lievito madre è diventato pasta madre e da ora in poi, come è avvenuto grazie ai bambini e alle bambine di Barbiana e ai ragazzi di Calenzano, anche noi ne regaleremo un pezzetto ai nostri amici, alle persone che incontreremo nella nostra vita, sul lavoro, a scuola, perché diventi un pane fragrante, nutriente e saporito, con il proposito di proteggerne sempre una parte perché si moltiplichi e cresca. La pasta madre di Don Lorenzo Milani. La pasta madre della parola, della cura, dell'impegno, della condivisione, della conoscenza.
Il Cammino di Don Milani è stata un'esperienza risanatrice, di quelle che segnano uno scatto, un punto di svolta, e i racconti di Luana, Mario, Mauro, Giovanni, Mileno, Paolo, Fiorella, Nevio, e me ne scuso, forse qualcun altro che dimentico, sono stati per noi un dono prezioso e unico che Viviana, figlia di Maresco Ballini, scomparso da poco, ci ha voluto fare, anche per condividere la pasta madre che le era stata donata dal padre. Grazie di cuore Viviana, grazie bambini e bambine di Don Milani. Possiamo avere l'onore di considerarci, dopo avervi conosciuti e ascoltati, un po' come vostri fratelli? E sentire, insieme a Fiorella che lo ha ripetuto più volte con lo sguardo ridente che “Don Lorenzo era per noi come un babbo”?
giovedì 29 agosto 2019
DICHIARAZIONE D'INTENTI
lunedì 22 luglio 2019
Sì CAMBIARE
E' ora di cambiare.
E sta a noi fare il primo piccolo, impercettibile passo. Forse inciamperemo, ma una volta deciso che è arrivato il momento, diventeremo sempre più abili e forti. All'inizio ci aggrapperemo a qualche mobile come fanno i bambini che iniziano a camminare, a volte faremo un capitombolo e dovremo prenderci cura di un fastidioso bernoccolo, ma di giorno in giorno i nostri passi diventeranno più saldi. E quando finalmente riusciremo a non incespicare più e a fare la prima corsa risoluta, il nostro sarà il sorriso di un bambino che ha scoperto la libertà e sta andando verso il mondo.