mercoledì 12 agosto 2015

TRE POESIE







 I

 Sempre
mi sono sentita straniera
Mi avevano detto che l’albero
Si era seccato
Ma un vecchio cugino
Di secondo grado
Dagli occhi a stella
Che ridono volentieri
Mi racconta dei nostri avi
Suo nonno
Il mio bisnonno
È nato nell’ottocentosessanta
Un anno prima dell’Unità 
Dieci anni prima della breccia
E dei bersaglieri
Il mio trisavolo si chiamava
Gisto
Ha avuto due mogli
E un numero infinito di figli
Faceva l’orefice
Gli altri
Chi costruiva palazzi
e fontane
Chi faceva l’infermiere
Chi coltivava le vigne
Nessun nobile
In quel ramo
Molti hanno abitato
Su nella parte vecchia
Io li cercavo
Guardavo cancelli e portoni
Contavo i ciottoli
Accarezzavo la pietra dei leoni
Ho scelto la casa più in alto
Con tante finestre
Mi avevano detto che l’albero
Si era seccato
Ma non era vero
Ha radici contorte
Che hanno scavato la terra
E rami nodosi
Che guardano il cielo



 II
 Amiche sorelle
di spazio e di tempo
di vento
che spettina appena
pensieri e capelli
ancora vi cerco fra gonne
e scialli intrecciati d’azzurro
ricordo gli zoccoli duri
di asfalto e di sasso
a segnare sentieri
di baci e rimpianti colore del vino
e a riempire valige
da disfare domani
è dolce l’odore di voi che rimane
appena speziato di sole e di sale
io sono la stessa soltanto più stanca
appena quel poco per dire un po’ basta
grazie del dolce che siete
amiche sorelle di viaggi e scrittura
grazie dei doni fruttati
nei cesti di aria e di trina
a farmi sentire bambina
incolpevole a volte di tanta allegria.




  III
Una signora grossa
dallo sguardo buono
la pratica è noiosa
si è intoppata
io l’aiuto a districare i fili
chiedo consiglio
telefono 
risolvo
 lei mi è grata
io mi schermisco
ho fatto poco
dico
sono felice per lei
ci stringiamo la mano
quasi vorrei abbracciarla
 entra una ragazza timida
e bionda
sembra una madonna
si è dimenticata la fotografia
va’ le dico ti aspetto
lo stesso sorriso riconoscente
ho il potere
dietro questa scrivania
di addolcire con un niente.

 










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