L’ho incontrata in una macelleria
A Sperlonga
Un’estate
Le ho forato la nuca
Con gli occhi
Finché non mi ha guardata
Solo un attimo
Lessico familiare
Di sette braciole
Figli e nipoti in vacanza
Lei stanca
Come ha avuto a dire
In un racconto
Tutti distratti
E presi dal mare
Le piccole virtù
Delle sue pagine care
Era il mio professore
Di Letteratura francese
All’Università
All’esame mi ha dato 27
L’Assistente era severo
Lui aveva un pozzo azzurro
Nello sguardo
Puro
D’innocente
Ancora non sapevo
Quanto fosse Poeta
Ma poi l’ho incontrato
Alle Giubbe Rosse
Elegante e dinoccolato
Aveva dolore a un anca
Matita blu
Sciarpa azzurra
Gonna a pieghe
E i riccioli biondi
Ben acconciati
Come una bambola di biscuit
Scarso senso dell’umorismo
E una voce delicata e sottile
Tre giorni a scrivere
E a sentirla raccontare
Di scrittura e donne
Di quanto ci fossimo
Sacrificate
E infine ribellate
Usando parole
Acuminate e taglienti
Che grondavano sangue
Batticuore
Tumulto
Quando mi ha detto
“A te piacciono i bei finali, vero?”
E infine Julio
L’uomo pacato e gentile
In quel casolare
In Umbria
A scrivere
Racconti
Mi ha insegnato
Ad allenare la voce
Senza mai barare
Discreta e asciutta
Senza orpelli
E ad amare Flannery O’Connor
E le scritture del mondo
Natalia, Mario, Dacia, Julio
Conosciuti o solo sfiorati
E tutti a parte una
Partiti per il Viaggio
Mi avete insegnato il fuoco
E a non temere
Di bruciarmi
Con parole sincere
Cercando quella musica
Quella perfezione imperfetta
Che davanti al foglio
Ti fa tremare la mano
E battere il cuore
Come di fronte all’amato.
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