La vita scorre sui binari
consueti, senza sussulti ed emozioni, con il passato che ogni tanto ci strattona
con ricordi e rimpianti. Comunque si va avanti. Poi l’imprevisto. Che come
tutti gli imprevisti ci spiazza. Tutto cambia. Da un momento all’altro, in una
direzione che non ci aspettavamo. E cambiano i nostri punti di riferimento, le
nostre sicurezze, le nostre abitudini. Si cambia pelle. Si fanno cose mai fatte
prima. Ci si stupisce di non averle mai fatte prima. Si riprende a ridere. Si
riprende a sognare. E l’artefice di tutto questo non è il solito Cupido con la
sua freccia, anche se a volte c’è un po’ del suo zampino. L’artefice è l’amore,
in senso lato, quello che ridà colore alle nostre vite che si stavano
spegnendo. Amore per la propria arte, per una donna, un uomo, per gli amici,
per un bambino che non ci aspettavamo e riempirà la nostra vita. Ma soprattutto
amore per noi stessi, per quello che ci fa vibrare, appassionare, lottare, amore
per la nostra casa, la nostra città, e per la vita che trabocca di doni se solo
sappiamo guardarci intorno. E il tempo diventa un alleato prezioso, non più un
nostro nemico. Tempo da onorare in ogni istante, da assaporare, da proteggere,
da vivere in consapevolezza nelle azioni più semplici, mai distratte, che noi
facciamo diventare, con la nostra presenza, azioni nobili, azioni regali. Fosse
pure il semplice gesto di lavare i piatti o di preparare una minestra. E tutto
così riprende spessore e persino i momenti più dolorosi, guidati da questo
nuovo atteggiamento di apertura e attenzione, hanno una loro luce, un loro
calore.
"...Lentamente
il ricordo doloroso di Pablo dall'altra parte del mondo, si stava
acquietando. Lei aveva scelto una forma di oblio consapevole, era un
esercizio molto duro all'inizio, ma stava diventando sempre più brava:
appena si accorgeva di stare pensando a lui, gentilmente si distoglieva
dal pensiero e si indirizzava verso altro, principalmente verso quello
che stava facendo... se lavava i piatti si concentrava sulla sensazione
della schiuma, sul tiepido dell'acqua, sui movimenti delle mani, se si
versava una tazza di the lo faceva con attenzione e cura, sentiva il
calore della teiera, osservava la trasparenza della porcellana, girava
con lentezza
il cucchiaino d'argento nella tazza. La cerimonia del the. La cerimonia
del lavare i piatti. Un sollievo dolce, un rimedio efficace al suo
dolore. E le giornate riprendevano senso e colore..."
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