Io colleziono finestre
le rubo all’aria e al tuono
ne colgo i mutamenti
fragili di riflessi
o di acqua che scorre
lungo il vetro
disegno arabeschi
col tepore del mio fiato
e lascio sgocciolare
come traccia
la mia firma evanescente
che svolazza
è un film diverso a ogni ora
tempeste al largo
con le isole su un fondo
che è infuocato
lampare di notte illuminate
lune sgualcite
coricate sopra un fianco
e soli sfacciati in rosso
di broccato
una colomba bianca
plana su una tegola spezzata
è sempre la stessa
sembra di porcellana
e un campionario di grigi
ammorbidisce il buio
prima che spaventi
le lascio spalancate
le mie finestre tante
velate semplici di trama
sono nove
è il numero perfetto
a farmi benedire dalla luce.
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