mercoledì 9 marzo 2016

IL GIOCO DELL'ALBERO






Mia madre Anna, l'idealista
Due anni fa ho partecipato a un ritiro spirituale di 5 giorni, in cui alternavamo pratiche di meditazione a pratiche di consapevolezza e passeggiate silenziose. Il tema del ritiro era “Ritrovare le nostre radici” A guidarlo era una monaca tedesca residente a Plum Village, la comunità del Maestro e Monaco Zen Thich Nhat Hanh.Abbiamo fatto alcuni esercizi di scrittura, in un percorso di pacificazione e di perdono che abbracciava la nostra storia personale e il rapporto con i nostri genitori, i nostri familiari e i nostri antenati. Un esercizio riguardava il nostro albero genealogico. E’ stato emozionante vedere sulla carta quante persone, quante storie, quante vite si sono succedute nel tempo per dare origine alla nostra: due genitori, quattro nonni, otto bisnonni, sedici trisavoli e via dicendo. Ma quanto sappiamo di queste vite, di queste storie? Cosa ci hanno raccontato dei nostri antenati, che cosa ci hanno trasmesso di loro? Non è stato facile per me dare un nome a tutti, fermandomi agli 8 bisnonni, ma piano piano, andando a pescare aneddoti, frammenti di storie, curiosità, quelle figure si sono andate delineando e hanno acquistato una fisionomia benevola, non più solo collegata a foto con i baffi,  in divisa militare, o in abiti da sposa, ma a persone reali, in carne e ossa, che fanno parte della mia storia e che sono le mie radici di sangue. Di ognuno di loro, su un foglio dovevo scrivere, il nome, la professione e qualche caratteristica. E sono venuti fuori uno a uno, il costruttore venuto dalla Romagna, il poeta, il pittore, l’infermiere, la sarta, l’operaia alla manifattura tabacchi, l’impiegato, l’orafo, l’emigrante, il prelato, la contadina, il venditore, la contabile. Le radici, robuste e contorte, che hanno nutrito la mia storia, erano lì su quel foglio e mi hanno fatto sentire ben radicata alla terra, io che sempre mi sono sentita un fuscello sbattuto dal vento.
E fra pochi giorni da quelle radici nascerà un nuovo albero. Sarà un ulivo o una quercia? Un olmo o un pioppo? Non importa, lo vedremo nel tempo, ma sarà un albero bello, come tutti gli alberi, e anche lui, a sua volta, darà nuovi frutti, via via, all’infinito, perché la vita, nonostante ce la mettiamo tutta a calpestarla, a minacciarla, a distruggerla, è più forte e sempre si prende il suo spazio meraviglioso.

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