La scorsa estate sono stata in vacanza sulla Costa Azzurra
con una mia carissima amica. Siamo state ospitate da una mia anziana zia a St. Raphael e
da lì ogni giorno partivamo per le nostre escursioni: St.Tropez, Antibes, Grasse, St.Paul de Vence e l’Abbazia di Thoronet, piuttosto
malmessa ma ricca di fascino.
Si sa la Costa Azzurra è un
luogo di villeggiatura per ricchi: dappertutto boutiques e ristoranti
raffinati, alberghi di lusso e, cosa orribile, nel porticciolo di St.
Tropez, che avevo visitato vent’anni fa e che ospitava solo qualche
peschereccio, era ancorata una nave da
crociera. I parcheggi costavano un occhio della testa e abbiamo avuto la sventura di
fare la spesa in un grande magazzino dalle dimensioni mastodontiche, dove ho
rischiato un attacco di panico per agorafobia. Ma ogni viaggio, anche se diverso
da come ce lo saremmo immaginato (io mi aspettavo tranquille distese di
lavanda, ma erano un pochino più all’interno) riserva sempre delle sorprese. A
St. Paul de Vence, piccolo villaggio invaso dai turisti, che per fortuna,
nell’ora più calda, verso le due del pomeriggio, erano tutti a rifocillarsi in
qualche bistrot o sotto i platani a mangiare panini, siamo andate nel piccolo
cimitero fiorito a cercare la tomba di Chagall
Abbiamo vagato per mezz’ora sotto il sole, fra il chiasso assordante delle cicale e il profumo acre degli oleandri, ma niente, non riuscivamo a trovarla. La cercavamo fra quelle più curate e adorne di fiori, ma ci imbattevamo soltanto nelle cappelle di famiglia dei notabili del posto. Stavamo per andarcene, un po’ deluse, quando finalmente l’abbiamo trovata: era all’ingresso, sulla destra, nuda, di pietra, senza fiori, con tanti sassolini e monetine intorno, messi lì dai visitatori, secondo l’usanza ebraica. Commovente la semplicità e l’essenzialità e leggere i nomi che vi erano incisi, quelli del pittore e di sua moglie e quello di un suo grande amico. Insieme, per l’eternità. Anch’io ho messo il mio sassolino, l’ho scelto con cura e l’ho baciato prima di appoggiarlo sulla pietra bianca. Grazie Marc Chagall, per averci regalato tanta bellezza, tanti colori, tanta leggerezza e tanto amore. I tuoi amanti che volano nel blu sono per me la rappresentazione perfetta dell’amore. E grazie per essere vissuto così a lungo e per farci sentire che il tuo cuore generoso e la tua arte non moriranno mai.
Abbiamo vagato per mezz’ora sotto il sole, fra il chiasso assordante delle cicale e il profumo acre degli oleandri, ma niente, non riuscivamo a trovarla. La cercavamo fra quelle più curate e adorne di fiori, ma ci imbattevamo soltanto nelle cappelle di famiglia dei notabili del posto. Stavamo per andarcene, un po’ deluse, quando finalmente l’abbiamo trovata: era all’ingresso, sulla destra, nuda, di pietra, senza fiori, con tanti sassolini e monetine intorno, messi lì dai visitatori, secondo l’usanza ebraica. Commovente la semplicità e l’essenzialità e leggere i nomi che vi erano incisi, quelli del pittore e di sua moglie e quello di un suo grande amico. Insieme, per l’eternità. Anch’io ho messo il mio sassolino, l’ho scelto con cura e l’ho baciato prima di appoggiarlo sulla pietra bianca. Grazie Marc Chagall, per averci regalato tanta bellezza, tanti colori, tanta leggerezza e tanto amore. I tuoi amanti che volano nel blu sono per me la rappresentazione perfetta dell’amore. E grazie per essere vissuto così a lungo e per farci sentire che il tuo cuore generoso e la tua arte non moriranno mai.
Quello stesso pomeriggio abbiamo
visitato la Fondazione Maeght,
interamente dedicata all’Arte Moderna e Contemporanea, poco distante dal paese.
A dire la verità io non sapevo neanche che potesse esistere un posto così, un museo a cielo aperto, in cui il dentro e il fuori sono mirabilmente armonizzati, in un incontro di arte e natura che si fondono felicemente : sculture, installazioni, fontane, giochi d’acqua, dipinti, murales e alberi, cespugli, fiori, cicale...
La struttura modernissima, inaugurata nel ’64, si trova all’interno di un grande parco, dove sulle terrazze e all’aperto si possono ammirare opere di Calder, Mirò, Giacometti, Braque, e nelle stanze all’interno dipinti di Chagall, Matisse, Bonnard, Mirò e molti altri artisti. Ma quella giornata così proficua non è finita lì.
Dopo tanta bellezza e tanti stimoli ci voleva un momento di raccoglimento. Quale luogo migliore se non la Cappella di Matisse? Piccola e raccolta, spoglia, con il blu assoluto e il giallo delle vetrate e i disegni stilizzati in bianco e nero sulla Via Crucis alle pareti. E il cemento, scaldato dalla luce filtrata dal vetro, la pietra dell’altare in un unico blocco, i candelabri... E nella stanza accanto, i paramenti sacri dai colori brillanti, con una serie di foto dell’artista, dalla figura possente, ma già malato, con l’uso limitato delle mani, e il fedele bastone a fargli da sostegno e da aiutante.
A dire la verità io non sapevo neanche che potesse esistere un posto così, un museo a cielo aperto, in cui il dentro e il fuori sono mirabilmente armonizzati, in un incontro di arte e natura che si fondono felicemente : sculture, installazioni, fontane, giochi d’acqua, dipinti, murales e alberi, cespugli, fiori, cicale...
La struttura modernissima, inaugurata nel ’64, si trova all’interno di un grande parco, dove sulle terrazze e all’aperto si possono ammirare opere di Calder, Mirò, Giacometti, Braque, e nelle stanze all’interno dipinti di Chagall, Matisse, Bonnard, Mirò e molti altri artisti. Ma quella giornata così proficua non è finita lì.
Dopo tanta bellezza e tanti stimoli ci voleva un momento di raccoglimento. Quale luogo migliore se non la Cappella di Matisse? Piccola e raccolta, spoglia, con il blu assoluto e il giallo delle vetrate e i disegni stilizzati in bianco e nero sulla Via Crucis alle pareti. E il cemento, scaldato dalla luce filtrata dal vetro, la pietra dell’altare in un unico blocco, i candelabri... E nella stanza accanto, i paramenti sacri dai colori brillanti, con una serie di foto dell’artista, dalla figura possente, ma già malato, con l’uso limitato delle mani, e il fedele bastone a fargli da sostegno e da aiutante.
A concludere una giornata tanto
prodiga di bellezza, dopo una cena a base di omelette alle erbe e formaggi
squisiti e molto odorosi, innaffiati da un buon vino rosso, la sorpresa di un
meraviglioso sorbetto fatto dalla mia premurosa zia con le pesche comprate nel
mastodontico e avveniristico supermarket. Profumi, sapori, colori, emozioni:
una giornata da non dimenticare.
Che bello! Mi hai fatto venire voglia di andare! ;)
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