Presente. Quanti significati e quante sfumature abbraccia questa parola...
"Presente!" si risponde all’appello
in classe, oppure in caserma. Eccomi, sono qui, il nome segnato sulla lista o
sul registro corrisponde a una persona reale che risponde, con la propria voce.
Presente. Ci sono
Essere presente. A se stessi e a
quello che sta succedendo. Esserci, con il corpo, la mente, le parole, i gesti.
Non essere distratti, non essere altrove con il pensiero. Non fantasticare,
oppure, se lo si fa, esserne consapevoli.
Momento presente. E’ l’unico che
abbiamo a disposizione. L’unica unità di tempo reale con la quale confrontarci.
Il resto è ricordo o sogno o proiezione, o immaginazione. E, se siamo presenti
(vedere punto precedente), è il nostro momento, ricco di significato e unico,
prezioso, anche quando è doloroso, perché è un momento della nostra vita che
scorre e si manifesta, nella sua impermanenza e perfezione. Ma si può parlare
di perfezione quando c’è dolore? Noi il dolore non lo vogliamo, non l’accettiamo.
E con il nostro rifiuto, con la nostra resistenza, che ci rende duri, coriacei,
crediamo di difenderci; invece così il dolore lo perpetuiamo, lo rendiamo
più intenso, lo rendiamo ancora più devastante. Al dolore aggiungiamo
sofferenza. E la sofferenza sì, non il dolore, possiamo evitarla.
Presente. Vuol dire anche dono,
regalo. E quale dono, oltre ai regali che facciamo nelle più svariate
occasioni, è più prezioso della nostra presenza? Con i figli, con gli amici, i
nostri familiari... Esserci, a volte in silenzio, ma esserci. Sono qui per te, ti
ascolto con il cuore aperto, non ti giudico, ti sostengo con la mia vicinanza
discreta, ti faccio un sorriso, una carezza, ti aiuto oppure semplicemente ti
resto vicino, ti voglio bene. Questo è il dono più grande, “the present”, che
ci possiamo fare gli uni con gli altri. E non costa niente, anche se è il più ricco dei doni. E ci cambia la vita.
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