Nelle mie stanze imperfette
mi tengo prigioniera
ho fatto voto da anni
so mantenere gli impegni
nessuna distrazione dalla meta
guardare fisso il mare
finché la luce non scolora
aspettare l’arrivo delle rondini
riconoscere le crepe
misurandone a occhio nudo
spessore e lunghezza
raschiare via la terra dai bulbi secchi
fino alla prossima fioritura
tenere sempre l’acqua in caldo
per un tè
nel caso arrivassero amici
quell’ora è sacra
fra giorno e notte
a segnare il confine
me la godo con calma
in silenzio
piccole nuvole in tondo
presagi
le pietre squadrate
nel ventre aperto del teatro
colonne romane
metafisico spazio
di cui io sono regina.
Adesso sarei pronta
Ma non ho più fretta
I preparativi
I rituali
Le cerimonie
Hanno fatto il loro tempo
Semplicemente aspetto
Intanto mi ascolto
Accordo i miei tasti
Riprendo lo specchio
Per grattare la patina
E il velo
Quello che vedo
Non mi spaventa
Me lo sono meritato
Quindi di che lamentarsi
È il guadagno di anni
In solitudine imperfetta.
L’odio non lo
conosco
E neppure l’invidia
Solo un fastidio a volte
Che poi svapora
Conosco le mie trame
I fili
I rammendi
Gli strappi
Ma non so cucire
Non ho mai imparato
Ti ricordi?
Facevi l’orlo ai pantaloni
Senza giudicarmi
Io m’occupavo d’altro
Ognuno ha i suoi talenti.
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