Un uomo e una donna sono seduti
uno di fronte all’altra. Li divide un tavolo di legno chiaro. Lei ha lunghi
capelli neri e un vestito rosso fuoco. Lui ha la barba sale e pepe, è vestito
di scuro e ha delle scarpe da ginnastica bianche e nere. Prima di lui su quella
sedia si sono sedute per un minuto alla
volta, molte altre persone. In silenzio. Occhi negli occhi con la donna in
rosso. E’ una performance all’interno di una mostra retrospettiva al MoMA di N.Y. Il titolo è “Artist is present”.
Mi è successo molte volte,
all’interno di seminari di crescita personale e durante la mia formazione come
Art Counselor, di fare questo esercizio. Ed è un’esperienza sempre molto
intensa e commovente. Guardare negli occhi uno sconosciuto, una persona che si
conosce poco, ma anche un amico, all’inizio è imbarazzante, si fa fatica a non
abbassare lo sguardo, il cuore accellera i battiti, a volte si prova
vergogna, addirittura fastidio. Il tempo sembra non passare mai, eppure si
tratta solo di minuti. Ma a un certo punto c’è uno scatto. Gli occhi che
guardiamo ci diventano all’improvviso familiari. In quello sguardo riusciamo a intravedere un mondo. Entriamo in intimità con quello sguardo
e accade che vi scorgiamo un baluginio che ci commuove. E’una sorta di umanità
arresa che ci mette l’uno in balia dell’altro, nudi. Gli occhi sono lo
specchio dell’anima, è proprio vero, con gli occhi non si può barare e in
quei minuti noi siamo sinceri, ci
consegniamo all’altro, ci arrendiamo, non al nemico, ma all’amico che è lì
davanti a noi e ci diventa specchio. Alla fine, immancabilmente, gli occhi di
entrambi si inumidiscono. Qualcosa si è sciolto, emergono tenerezza,
fragilità, affetto, condivisione. Abbiamo creato un ponte di sguardi, abbiamo
rotto l’incantesimo che ci rendeva estranei, ostili, diffidenti.
Ecco, tornando alla donna in
rosso e all’uomo seduto davanti a lei al MoMA,
nel meraviglioso video che ho avuto il dono di vedere, accade qualcosa d’imprevisto.
Lei è l’artista serba di fama internazionale
Marina Abramovic, lui è Ulay, il compagno di vita e di lavoro da cui si
è separata trent’anni fa. Prima di lasciarsi, nella loro ultima performance
insieme, dal titolo “The lovers” i due hanno camminato ciascuno da un lato della
Muraglia Cinese per 2500 Km,
per poi incontrarsi a metà strada e dirsi addio. Da allora non si sono più rivisti. Lo sguardo di Marina, quando riconosce Ulay, lo stupore, la tenerezza,
la commozione che emana, e l’amore che subito trasuda dagli occhi umidi di
Ulay, e quella mano che Marina gli porge, quella stretta, prima che lui si alzi
e lasci il posto ad un'altra persona su quella sedia... sono una cosa
meravigliosa. Per qualche istante Marina
rimane trasognata, poi si asciuga gli
occhi e nel suo sguardo, che regala alla donna seduta di fronte a lei, c’è
tutto l’amore del mondo.
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